Careca: «Se critichiamo De Bruyne, è finita. Ma l’uomo decisivo resta McTominay»

Alla Gazzetta: «Conte è un vero leader. Il Napoli uscirà da questo momento con la disciplina. È ciò che lo contraddistingue e i giocatori lo seguono come soldati.»

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1988 archivio Storico Image Sport / Calcio / Napoli / Antonio Careca / foto Aic/Image Sport

L’ex centravanti del Napoli e della Seleção brasiliana, oggi 65enne, continua a parlare del club partenopeo con affetto e orgoglio. Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Careca ha analizzato il momento della squadra di Conte dopo il ko europeo con il Psv.

Le parole di Antonio Careca

Careca, lei fece parte di un Napoli campione: cosa si può aspettare da questo alla vigilia di una partita scudetto?

«Giocare con il tricolore sul petto, soprattutto in Italia, non è facile. Anche noi, dopo il successo del 1990, non siamo riusciti a ripeterci e abbiamo vissuto una stagione complicata. Attraversare momenti difficili è normale, penso che il Napoli lo avesse messo in conto. Ma non saranno due sconfitte consecutive a cambiare gli obiettivi: la squadra resta in alta classifica e può ancora rivincere lo scudetto. Non bisogna deprimersi, nemmeno in Europa».

Ma la caduta rovinosa in Olanda ha un po’ cambiato la percezione generale sulla squadra?

«No, l’obiettivo del Napoli deve restare anche la Champions. La squadra non è quella vista contro il Psv».

Ma non ha i campioni della sua epoca.

«Ogni epoca ha i suoi. Noi vincemmo la Coppa Uefa, che allora era difficile quasi come la Champions, e avevamo giocatori straordinari — non solo Diego. Ma anche questo Napoli è un progetto importante: non si può giudicare sul breve periodo. Due scudetti in tre anni sono un risultato eccezionale. Questa è l’era di De Laurentiis, il presidente che ha riportato il Napoli ai vertici. I tifosi meritano di sognare, e niente fa sognare come le coppe europee».

Chi le piace in particolar modo del Napoli di oggi?

«De Bruyne è appena arrivato e sta cercando di integrarsi: se critichiamo un giocatore come lui, allora è finita. Parliamo di una star, un vincente. L’uomo decisivo resta McTominay, mi colpisce per le doti fisiche e gli inserimenti: è alto, rapido, imprevedibile. Spesso è lui il vero attaccante. Se McTominay è già pienamente nel sistema Conte, anche De Bruyne lo farà col tempo».

Lei ha parlato di sistema Conte: come può uscire il Napoli da questo momento di difficoltà?

«Con la disciplina. È ciò che lo contraddistingue, e i giocatori lo seguono come soldati. Conte è un vero leader. L’ho conosciuto sei mesi fa a Napoli dopo lo scudetto: un uomo determinato, l’ideale per vincere ancora. I tifosi non devono dubitare di lui».

Conte paga il non avere più Lukaku?

«Romelu era un uomo chiave, ma il club ha preso un talento come Højlund. Comprare l’attaccante del Manchester United dà l’idea del livello della società. Anche al danese serve tempo per adattarsi, ma mi pare stia facendo bene».

Il danese, però, contro l’Inter non ci sarà. Napoli-Inter è speciale anche per lei?

«Tutti quegli anni al Napoli sono stati speciali, e l’Inter era una grande rivale. Questa partita è tornata ad esserlo. Che battaglie ai miei tempi, contro Bergomi e Ferri! Non sarà decisiva, ma battere un’Inter così forte sarebbe un segnale importante».

Per chiudere, come vede Carlo Ancelotti alla guida del Brasile?

«Ha un grande curriculum e una storia importante. Conosce i giocatori brasiliani e sa come gestire i campioni. È l’uomo giusto per riportare il Brasile a vincere il Mondiale».

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