Andreazzoli: «Spalletti riesce sempre a imprimere il suo marchio, la sua mano si vedrà sin da subito»

A Tuttosport: «Il tatuaggio del Napoli? Scemenze, che si valuti il lavoro sul campo. Basta dargli tempo»

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Aurelio Andreazzoli, ex collaboratore e amico di Luciano Spalletti, traccia il profilo del nuovo tecnico della Juventus. Ecco le sue parole a Tuttosport.

Le parole di Andreazzoli

Aurelio Andreazzoli, che rosa prenderà in mano Spalletti?

«Una rosa forte. Ora il punto è capire e aspettare se l’espressione delle individualità sarà sufficiente a portare un risultato finale. Per capire cosa succederà, chiaramente, è ancora presto».

Quanto tempo servirà?

«Non tanto. Io mi auguro che Luciano faccia vedere quello che ha sempre dimostrato. Lui riesce costantemente a imprimere il suo marchio. Dunque la sua mano si vedrà sin da subito. La mano, sì. Per i dettagli, per andare nel particolare invece servirà comunque tempo. Sono i più difficili da curare. Ma inciderà subito, andando poi ad affinare i particolari: sono quelli che fanno la differenza a lungo andare, come a Napoli».

Le discussioni sul bel gioco e sulla necessità della vittoria?

«Io credo che vedere le squadre esprimersi bene piaccia davvero a tutti, in primis al pubblico. E il raggiungimento dei risultati per me è legato assolutamente all’espressione del collettivo. Dentro il bello di Spalletti c’è la sostanza: l’estetica può portare al risultato».

A proposito di attaccanti: Luciano eredita la situazione Vlahovic. Come andrà?

«E come posso risponderle io? Credo questo, sul serbo: è una fortuna per chi fa il nostro mestiere. Ed è uno che può darti tantissimo. Quando era andato via dalla Fiorentina aveva un potenziale enorme, e può averlo ancora. Non penso possano esserci problemi, è meglio averlo a disposizione».

Spalletti e la Juventus, al momento, sembrano entrambi avere bisogno di conferme?

«Sì, direi di sì. E non dovranno inventarsi certamente nulla di nuovo: Luciano ha dimostrato quello di cui è capace, la Juventus praticamente lo stesso. Immagino un bel connubio tra le due parti».

Avrà bisogno di qualche intuizione tattica?

«Spesso complicate le analisi, anche se ha firmato un contratto a tempo. Di quest’aspetto onestamente non sono meravigliato. Si parlava di conferme, appunto. Del bisogno delle stesse. Non è mica nella posizione di averne bisogno, no? Resta un allenatore legato ai risultati. Cerca soddisfazioni, come quelle che ha avuto in questi anni».

Il tatuaggio del Napoli non è da commentare?

«Il tatuaggio del Napoli neanche è da commentare. Ma l’ambiente gli stia vicino: un elemento semplice. Come un’addizione: c’è una squadra e ci sono delle dinamiche, anche dettate dal tempo. Si mettono insieme e si prova a tirare fuori il massimo. Non ho alcun dubbio sul fatto che Spalletti possa interpretare al meglio la missione. Questo è il suo lavoro».

Cosa non ha funzionato allora nella sua avventura in Nazionale?

«Questo non posso, né saprei dirlo. Non ho mai svolto quel ruolo. Non ho vissuto da vicino la situazione, non azzardo una risposta».

Avrà sentito anche lei le battute sul tatuaggio dello scudetto napoletano.

«Scemenze. Allora mettiamoci a commentare anche come si veste un allenatore. Di cosa parliamo? Mi auguro non vengano considerate. Che si valuti il lavoro sul campo. Basta dargli tempo…».

Vede una Juventus da primi quattro posti?

«Dopo nove giornate svolte, c’è un campionato davanti. C’è tempo per fare tutto, tranne i bilanci: per questi ultimi è prematuro».

Di quanto supporto avrà bisogno Spalletti?

«Tutti ne abbiamo bisogno. Necessitiamo del sostegno, di collaborazione, di aiuto. Luciano non è immune da questo. Servirà unione di intenti per sentirsi importanti e per andare avanti. Poi a maggio, se le parti non saranno contente, si potranno pure separare: parlo in generale, chiaramente. Se i juventini vogliono vincere, occorre coesione. Da subito».

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