Rummenigge: «Baresi mi fece un taglio allo stinco, mi feci cucire senza antidolorifico, con un asciugamano in bocca per il dolore»

Alla Gazzetta: «il mercoledì a Colonia vincemmo e segnai due gol. Trapattoni al Bayern, ricordo la famosa conferenza, ridemmo ma pensammo: finalmente uno che parla chiaro ai giocatori»

Rummenigge

Db Arco di Trento (Tn) 20/07/2012 - amichevole / Napoli-Bayern Monaco / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Karl-Heinz Rummenigge

Karl-Heinz Rummenigge compirà 70 anni giovedì. Quest’oggi ha rilasciato alcune dichiarazioni alla Gazzetta dello Sport, spaziando tra vari argomenti. Il tedesco non è mai banale. A seguire un estratto delle sue parole.

Le parole di Rummenigge

Nessun dubbio alla domanda sul suo gol più bello «quello che mi annullarono, in acrobazia, in Inter-Rangers, nel 1984. Ho visto una foto in cui il mio piede era a mezzo metro dal difensore. Poi segnai un altro gol, facile, di testa, ma l’altro era stato un capolavoro, rubato da un arbitro tedesco».

Sugli avversari più duri

«Parecchi, soprattutto in Italia. Ma tra i più duri metto Beppe, intendo Bergomi, come nella finale mondiale 1982. Anche Claudio Gentile non era un amico stretto in campo. E poi stranamente un tedesco, Karl-Heinz Förster, molto veloce, concentrato. Però nell’ultima stagione al Bayern ho realizzato una doppietta, era arrabbiato nero. Poi ricordo un incontro abbastanza duro con Franco Baresi. Ad esempio il derby di Milano si giocava senza parastinchi, entrata del milanista, taglio allo stinco. Nello spogliatoio, il dottor Benazzi voleva farmi un’iniezione di antidolorifico, ma non avrei potuto giocare al mercoledì successivo in Coppa a Colonia. Mi sono fatto cucire senza puntura, con un asciugamano in bocca per il dolore. Al mercoledì ho giocato con un parastinco speciale, ho segnato due gol e abbiamo vinto 3-1. I punti mi avevano fatto bene».

Sull’arrivo in Italia

«Sono arrivato nel 1984, ma già prima avevo in mente l’Italia, se avessi lasciato il Bayern. Mi voleva il Barcellona, al fianco di Maradona, ma avevo fatto delle vacanze nel vostro Paese e mi era molto piaciuto. Avevo anche un contatto stretto con il signor Boniperti, ogni tanto passava a Monaco per prendere un caffè con me e mia moglie. Un gentiluomo di grande classe. Mi voleva portare alla Juve, io dicevo che se avessi deciso di partire, l’avrei informato».

Poi è finito all’Inter. Come mai? «Non ho tradito Boniperti. Mi sono sempre comportato in modo serio. È venuto Sandro Mazzola a Monaco per offrirmi il contratto con l’Inter, quindi ho informato Boniperti. Lui aveva bisogno di tempo perché doveva parlare con l’Avvocato Agnelli, però mi disse: “se vuoi troviamo la soluzione”, ma nel frattempo avevo già il contatto con Ernesto Pellegrini. Mi sono deciso perché Milano come città e l’Inter come club mi sono piaciuti, mi sono sentito subito bene anche per come la gente mi ha accolto allo stadio».

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Rummenigge chiude su Trapattoni

«In Germania faticava per la lingua. Veniva da me e mi diceva che non ce la faceva con il tedesco, e io da vicepresidente sono sceso in campo per dargli una mano come interprete, capivo che faticava. È andata bene con lui, soprattutto nella seconda avventura al Bayern. Ed è diventato un pupillo dei tifosi per quella conferenza stampa famosa. L’addetto stampa ci disse di accendere la tv perché Trap aveva fatto una conferenza stampa incredibile. Abbiamo un po’ riso, però abbiamo anche detto: finalmente qualcuno che parla chiaro ai giocatori».

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