Guardiola si è trasformato in Mourinho, piazza il pullman, perde tempo (il Telegraph grida al tradimento)
Nell'1-1 contro l'Arsenal 32,8% di possesso palla, solo cinque tiri. Il quotidiano: “Chi sei, esattamente? E che fine ha fatto Pep Guardiola? Tutti sperano che non si ripeta”

Db Manchester 18/09/2025 - Champions League / Manchester City-Napoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Erling Haaland-Josep Guardiola
Guardiola si è trasformato in Mourinho, piazza il pullman, perde tempo (il Telegraph grida al tradimento)
È da ieri sera che i contemporanei del mondo del calcio sono in crisi. È stato un brutto week-end. Non solo Allegri che batte l’Udinese e ricorda a tutti che cos’è un allenatore (ha vinto anche Mourinho col Benfica), poi ci si mette pure Guardiola che contro l’Arsenale piazza l’autobus davanti alla porta nella speranza di portare a casa la partita. Alla fine pareggia 1-1 ma lui non parla affatto di errori. Anzi ricorda che lo scorso anno all’Emirates il suo Manchester City perse 5-1. Aggiungiamo che però Guardiola ha preso con la difesa alta, diciamo ai trenta metri, e si è fatto infilare con un lancio. È un neofita. Se vuole mettere il pullman, lo faccia come si deve. Mourinho un gol così non lo avrebbe mai subito.
Il Telegraph sbatte il caso in apertura. Scrive Oliver Brown l’editorialista sportivo di punta:
Chi sei, esattamente? E che fine ha fatto Pep Guardiola? A tratti era difficile credere che quella figura nervosa a bordo campo, tanto ansiosa di far scorrere il cronometro da arrivare addirittura a baciare sulla guancia il quarto uomo Craig Pawson, fosse davvero il grande raffinato del calcio mondiale. Perché questa volta sembrava deciso a sovvertire tutto ciò che pensavamo di sapere su di lui, trasformandosi in una sorta di Sean Dyche interiore e schierando una difesa a cinque per proteggere l’1-0.
I pullman in campo come Mourinho
Scrive Brown:
Se il Manchester City fosse riuscito a resistere all’assalto dell’Arsenal nel secondo tempo, l’istinto sarebbe stato quello di celebrarne la versatilità. Ma dopo il tocco morbido con cui Gabriel Martinelli ha scavalcato nel finale il muro difensivo celeste, la sensazione è stata che Guardiola fosse andato troppo oltre nella sua reinvenzione. Ora che è più vicino alla fine che all’inizio di una carriera gloriosa, lo si vorrebbe ricordare attraverso la sua arte nella forma più pura: il 5-0 inflitto al Real Madrid di José Mourinho nel 2010, ad esempio, non fu soltanto una lezione al suo nemico storico, ma l’essenza della sua filosofia. Non invece con queste imitazioni mourinhiane fatte di “pullman parcheggiati”, perdite di tempo e con Phil Foden sostituito da un terzino sinistro a 24 minuti dalla fine. Che il City abbia bisogno di un’evoluzione tattica è chiaro dalla crisi di metà stagione dell’anno scorso. Ma questa è un’altra cosa: uno strappo così netto da sembrare un tradimento di tutti i suoi principi, in favore del più cupo pragmatismo.
Contro l’Arsenal solo cinque tiri del City di Guardiola
Il Telegraph trasalisce di fronte al 32,8% di possesso palla del Manchester City: “il più basso in nove anni di gestione Guardiola”.
Non era certo l’unico dato negativo. Anche i 295 passaggi tentati rappresentano il minimo in Premier League con lui in panchina, così come i soli cinque tiri, un record al ribasso che mancava da 21 mesi. A questo ritmo, il rischio è di vederlo trasformarsi in una caricatura di Mourinho, ridotto a praticare quelle stesse astuzie che un tempo disprezzava. I fischi dell’Emirates contro le perdite di tempo di Gianluigi Donnarumma diventavano talmente assordanti che al 76’ l’arbitro Stuart Attwell non ha potuto fare altro che ammonirlo. L’italiano ha sempre avuto qualche trucco malizioso nel repertorio, ma utilizzarli già alla terza partita col City, e con l’avallo di Pep? Fino a poco tempo fa sarebbe stato impensabile.
Un’interpretazione è che l’allenatore abbia semplicemente trovato un nuovo modo di giocare. Eppure, in un certo senso profondo, sembra un tradimento.
Guardiola ha giustificato il tutto come una necessità. Il City, ha detto, era esausto dopo le vittorie della settimana precedente contro Manchester United e Napoli, e non restava che irrobustire la difesa. Ha persino sottolineato che si trattava di un’eccezione, scherzando: «Una volta in dieci anni non è male».
Il Telegraph chiude così: Tutti sperano che l’approccio visto contro l’Arsenal resti un episodio isolato, che quel 5-1-3-1 ultra-conservativo non si ripeta mai più.