Apolloni: «Ho dribblato Maradona di tacco. Baggio era una furia con Sacchi, meditò per un’ora»
L'intervista alla Gazzetta: "Non feci toccare palla a Romario. Sacchi voleva rispedire Benarrivo in Italia perché aveva trasformato un 'ti strozzo' in 'stronzo'"

Gc Milano 11/09/2009 - campionato di calcio serie B / Modena-Lecce / foto Giuseppe Celeste/Image Sport nella foto: Luigi Apolloni
Ai suoi tempi in Serie A c’erano Maradona, Careca, Roberto Baggio, Franco Baresi, Maldini, Van Basten, Rijkaard, Gullit, Matthaus, Brehme, Klinsmann, Zola, Signori, Vialli, Mancini. “E di sicuro ne ho dimenticato qualcuno… Ecco, oggi quei fuoriclasse non ci sono più. Il calcio si è appiattito”, dice Luigi Apolloni alla Gazzetta dello Sport. L’Apolloni del Parma di Scala e della Nazionale di Sacchi. Il difensore che dribblò Maradona di tacco: “Ci credete?. Accadde alla terza di campionato, per me fu naturale quel gesto. Ma quando tornammo negli spogliatoi Scala, dopo avermi fatto i complimenti, mi confessò: ‘Mi hai fatto prendere un colpo, per poco non ci resto secco'”.
Di Usa 94 ricorda “la finale contro il Brasile, si fa male Mussi. Entro io. Mi tremano le gambe. Primo intervento su Romario, vado in anticipo e gli rubo il pallone. Da lì mi sono sciolto“.
Roberto Baggio “dopo la partita contro la Norvegia, quando Sacchi lo sostituì, era una furia. Torniamo in ritiro, si mette nella solita posizione e medita per un’ora. Quando si alza ha una faccia serena, rilassata, come se nulla fosse successo. Quel carattere era la sua forza, prima ancora dei piedi magici che aveva”.
Sacchi voleva far rientrare Benarrivo in Italia… “È un episodio poco noto. Sacchi, durante una partita, gridò a Benarrivo: ‘Ti strozzo!’. Antonio capì: ‘Str…!’. E allora, rivolgendosi alla panchina, insultò Sacchi che, il giorno dopo, lo chiamò nel suo spogliatoio, alla presenza di Carmignani e Ancelotti che erano i suoi assistenti, e gli chiese spiegazioni. Benarrivo gli disse: ‘Lei mi ha insultato e io le ho risposto’. E Sacchi: ‘Io non ho insultato nessuno. Ti ho detto Ti strozzo!’. Per colpa di una consonante Benarrivo rischiò di tornare in Italia prima del tempo, poi Ancelotti e Carmignani la buttarono in ridere, Sacchi capì che si era trattato di un equivoco e il biglietto di ritorno di Benarrivo venne stracciato”.
Faustino Asprilla “a poche ore da una partita di Coppa delle Coppe in Svezia, eravamo in camera assieme, io ero il suo tutor. Eravamo a Degerfors, il ritiro era in un bellissimo castello e lì davanti c’era un laghetto. Tino mi fa: ‘Dai, Gigi, andiamo a fare un giro con la barca’. Io cerco di convincerlo che non è una buona idea: ‘Se ci becca Scala, sono guai!’. Ma fermare Tino era impossibile, in campo e fuori. Così saliamo sulla barchetta, facciamo il giro del lago e, quando rientriamo, lui mette male il piede mentre sta scendendo e cade in acqua. Un tonfo piuttosto rumoroso. Scala, che era nella hall, sente tutto, esce dal castello-ritiro, vede Tino tutto inzuppato e gliene dice di tutti i colori. Due ore più tardi siamo in campo, stiamo perdendo 1-0 e lui, a cinque minuti dalla fine, s’inventa due giocate pazzesche e vinciamo 2-1. Era un fenomeno. Se solo avesse avuto la testa a posto…”.
Il più forte di tutti, per Apolloni, era Zola. “Per fermarlo quando andava in dribbling ci voleva il fucile. E poi le sue punizioni erano autentici disegni. Mi impressionava la sua tenacia in allenamento nonostante fosse dotato di un immenso talento. Era uno che si impegnava e i compagni lo rispettavano anche per questo motivo”.