Smarrito e col mal di testa al sorteggio Champions, le squadre sembravano 136: sono svenuto
Ci ho messo un po' a raccapezzarmi. Mi hanno aiutato la cedrata e il pensiero del Petisso. Poi, Condò ha detto che ci è andata male. Geolier ha bruciato sul tempo Hojlund

Brazilian former football player Kaka holds up the slip of SSC Napoli during the draw ceremony for the group stage of the 2025-2026 UEFA Champions League football tournament, at the Grimaldi Forum in Monaco on August 28, 2025. (Photo by Frederic DIDES / AFP)
Smarrito e col mal di testa al sorteggio Champions, le squadre sembravano 136
Caro Max, splendido il Napolista per la veloce tempestività con cui mi ha chiarito con chi giocherà il Napoli nella prossima Champions mentre, fra computer, telefonino e televisione, Sky, SuperSky e MaxiSky, il faraonico e complicato sorteggio di Montecarlo mi ha fatto mancare il pavimento sotto i piedi, il soffitto girava vorticosamente e mi sfuggiva di mano un bicchiere di cedrata.
Mamma mia, che serata, di fronte a uno spettacolo enigmatico per formare il calendario di frate Indovino (con chi sto? con chi esco? con chi gioco? mi conviene? non mi conviene?), sorteggiare gli avversari, decidere in casa e fuori casa, accoppiare, distinguere, le fasce e le contro-fasce. Mi sono saltati tutti i neuroni, perso nel labirinto di un sorteggio in cui mi piovevano addosso tutte le squadre del mondo, tutte contro il Napoli, mentre i commentatori televisivi, nel caos organizzato del sorteggio, identificavano il bene e il male per l’Inter, la Juventus, l’Atalanta e il Napoli.
Io non identificavo nulla perso nella dinamica infernale del sorteggio col delizioso Kakà che giostrava con le palline, il presidente Uefa Ceferin molto inceferinato, Ibrahimovic che premeva su un piatto luminoso come se fosse alla guida dell’Enterprise e una morettina per ingentilire il girone dantesco del sorteggio, la minuscola giornalista inglese Reshmin Chowdhury, piccola come Palanca, ti ricordi Palanca?, dicendo frasi di complemento oggetto non identificato.
Il sorteggio che era una cosa divertente ai miei tempi è diventato un sortilegio, una macumba, una operazione oppressiva e straniante con trentasei squadre in lizza, che mi son sembrate centotrentasei nel gioco dei bussolotti, nell’apparizione e nella scomparsa delle schermate, nei commenti forse sì forse no, nelle previsioni, mentre, frastornato da tanto ben di Uefa, mi si annunciavano squadre che andavano con altre squadre, io cercavo di capire come fossero andate le cose per il Napoli, cuore azzurro che ha retto a una serata frastornante e fuorviante, mentre mi giungeva l’eco aggiornata della campagna acquisti, la cessione di Decibel Bellini e l’acquisto di Geolier che ha bruciato sul tempo Hojlund.
Ho retto a fatica e, quando il pavimento si è ricomposto sotto i miei piedi e il soffitto ha smesso di girare, e ho finito di svenire, mi è arrivata l’ultima mazzata. Paolo Condò, superando i clamori della serata, facendo i conti e i contro-conti sulle partite, sugli accoppiamenti, sulle trasferta d’inverno, mi ha detto dal televisore: fra le quattro formazioni italiane in Champions è andata male al Napoli.
Ho ripreso la mia cedrata da vecchio e ho pensato al petisso, l’ultimo rifugio nel mio mondo perduto.