“Maradona al Marsiglia”: così L’Equipe fece nascere e saltare la trattativa. Diego disse: “a Ferlaino torcerò il collo”

Su L'Equipe la ricostruzione della folle operazione. Tra orologi, Ferrari, doppiogiochisti, la cotta di Diego per Stefania di Monaco. L'incontro con Tapie a Milano

Il 3 giugno 1989, L’Équipe schiaffa in prima pagina “Maradona al Marsiglia”. Avevano tolto il punto interrogativo al titolo un attimo prima di andare in stampa. Rovinando così, di colpo, una trattativa che stava davvero per andare in porto e lo stesso giornale francese aveva contribuito a mettere in piedi. E che invece resterà una sliding door. Sbattuta in faccia ai francesi da Corrado Ferlaino.

La storia di quella trattativa, raccontata dai protagonisti, è un romanzo. L’Equipe la racconta telefonata per telefonata, dettaglio su dettaglio. E’ un mondo che adesso non esiste più. Il calciomercato era artigianale, poco professionale, si procedeva per incastri e tradimenti, per stratagemmi persino ridicoli. Ma funzionava. In quel caso c’erano due protagonisti pirotecnici, Tapie e Maradona.

L’innesco è datato venerdì 26 maggio 1989. La scintilla parte da Michel Basilevitch, che L’Equipe descrive come “un uomo d’affari francese, un po’ mitomane, un po’ agente di giocatori, una specie losca in ascesa. Basilevitch è un po’ amico di Maradona, un un po’ amico del mondo intero”. Qualche stagione prima ha portato Cruyff e Neeskens al Barcellona. Chiama al telefono Michel Hidalgo, il direttore sportivo del Marsiglia. E fa la proposta, la butta lì. Gli dice che Maradona gli ha detto: “Voglio incontrare Bernardo Tapie! È pazzo! Come me!”. Che a Napoli non sta bene, che non è più contento.

Hidalgo ci crede poco ma chiama Tapie. Solo che in un primo momento Tapie temporeggia. “Gli dà fastidio che l’idea non sia venuta a lui”. Allora Basilevitch pensa a un modo per far partire la cosa. Come coinvolgere Tapie? Facile: basta coinvolgere la stampa. Ed ecco qua: chiama chiama François de Montvallon, caporedattore di France Football: “Basilevitch mi dice che Tapie non si muove e Maradona lo aspetta a Napoli. Che conosce bene Maradona. Che sa che è nei guai, che vuole scappare. Mi dice che è pazzo di Stefania di Monaco…”. E’ un mondo ancestrale: la stampa è ancora importantissima.

A Napoli, nel frattempo, “la situazione è diventata così folle che Maradona risponde alle interviste dal citofono del suo appartamento – scrive L’Equipe – Si è chiuso al secondo piano. Paranoico, quasi. Una vita infernale. Non esce di giorno, impossibile. Non va molto ad allenarsi, non ce n’è bisogno, gioca come un dio, tutta Napoli è in ginocchio. Deperisce di notte. Appartiene a Napoli. Ci vorrebbe un piede di porco per tirarlo fuori di lì”.

De Montvallon attacca Basilevitch e chiama Hidalgo per confermare la notizia. La stampa è coinvolta, nessuno può tirarsi indietro ora. “Sì, ma prima di andare a Napoli, devono proteggersi le spalle. A Napoli c’è la camorra, interessi economici in gioco. Come se Diego fosse la linfa vitale dell’intera città”, scrive ancora L’Equipe. Per cui il braccio destro di Tapie, Marc Fratani, chiama non si sa bene chi per sapere se sono tranquilli. Tempo ritorsioni della Camorra.

La sera dello stesso giorno Tapie dà il via libera. Hidalgo: “Mi dice di prendere il suo aereo privato per andare lì in incognito. Mi dice di promettere a Maradona qualsiasi cosa”. Ed effettivamente è quel che farà.

Venerdì 2 giugno alle 14 l’aereo con la delegazione marsigliese decolla dall’aeroporto di Marignane. A bordo ci sono Hidalgo e il cognato di Maradona, arrivato da Barcellona. Uno scalo a Nizza per andare a prendere Basilevitch. Alle 18 sono a Napoli e vanno dritti al numero 3 di Via Scipione Capece. “Entrano nell’appartamento e si imbattono in un vero disastro… Diego è nel bel mezzo di un servizio fotografico con la figlia neonata.

Hidalgo: “C’è gente, riflettori. Siamo confinati in cucina. Maradona entra per tre minuti di chiacchierata ogni quindici minuti. È ben vestito. Alle 19:15 iniziamo a parlare sul serio. Maradona non parla di soldi, non dice mai di sì, ma vuole sempre saperne di più. La villa al sole, il grande giardino, lo fanno impazzire. A un certo punto, Maradona mi porta nel suo garage. Scopre un telo. Una Ferrari. Ce ne sono altre due accanto. Torniamo di sopra, continuiamo a parlare. L’unica cosa che gli interessa è la villa al mare”.

Ma quel che la stampa ha creato la stampa distrugge, E quindi ecco che arriva una telefonata per Hidalgo. È de Montvallon, il giornalista. “Okay, bene, ora so che sei li, Michel!”. Hidalgo diventa verde. Vent’anni dopo, de Montvallon sogghigna raccontando: “Tutto era pianificato con Basilevitch. Dovevo chiamare a casa di Diego a tale ora per avere informazioni”. A Issy-les-Moulineaux, nella redazione de L’Équipe, il punto interrogativo che avrebbe dovuto concludere il titolo di prima pagina viene rimosso: “Maradona al Marsiglia”.

Sono quasi le 23 quando Maradona porta Hidalgo a La Sacrestia (notissimo ristorante napoletano dell’epoca). Hidalgo chiede a Maradona: “Ma Ferlaino Non ti lascerà mai andare!”. Maradona gli dice che se ne occuperà lui. Che gli torcerà il collo. Fa il gesto.

Il giorno dopo esce L’Equipe in edicola, con lo scoop. Ci fanno tre pagine. A Hidalgo quasi viene un colpo. Nello stesso momento, Basilevitch sale sulla Phocéa, la barca di Tapie ancorata al largo di Saint-Jean-Cap-Ferrat, tra Nizza e Monaco. Tapie ha L’Équipe in mano. “Una cascata di parolacce – racconta L’Equipe – Tapie gli tira un calcio nel sedere alzando gli occhi al cielo. Basilevitch è bianco come un cadavere, il volto pieno di vergogna”.

A Napoli intanto è un putiferio. “Non sanno più cosa stia combinando Maradona; sono persi – scrive L’Equipe – Cercano di convincersi che l’argentino stia ricattando l’allenatore, Ottavio Bianchi, “una testa di cazzo”, come lo chiama lui, per farlo cacciare”.

“Se Ferlaino lascia andare il suo idolo, è come se diventasse un candidato al suicidio”. Ma Tapie si è procurato il numero di Ferlaino e lo tempesta di telefonate. Ferlaino non risponde, non sopporta il metodo di Tapie. “Mi stava facendo impazzire. Ho chiamato la Federazione Italiana, che ha chiamato la Uefa, che ha chiamato la Federazione Francese… per placarlo”

Sabato 10 giugno entra in gioco un nuovo attore. Arriva da Buenos Aires Guillermo Coppola, l’avvocato di “mamma e papà” di Diego. Coppola non sopporta Basilevitch. Arriva in Europa per organizzare le cose e risolvere i problemi; è il fixer. Quello che farà incontrare Maradona e Tapie.

Venerdì 29 giugno c’è l’incontro. Ed è la scena madre di questo romanzo. “Con discrezione, il jet di Tapie atterra a Bergamo, 55 chilometri a est di Milano. Levreau e un agente argentino, Rafael Santos, arrivano in taxi da Milano per prendere il boss. Tornano a tutta velocità nel capoluogo lombardo e al Grand Hotel Brun, incastonato tra la tangenziale di Milano e lo stadio di San Siro. Maradona bacia tutti. Regala una maglia a Tapie. Coppola appoggia una cartella alta un metro sul tavolino. C’è una brezza calda nella stanza, sta andando tutto bene. Maradona a Tapie: “Puta madre, che bell’orologio che hai!” Tapie glielo offre. Maradona si scioglie tra le sue braccia, stringendoglisi attorno a come spaghetti”.

Maradona vuole due milioni di franchi (300.000 euro) al mese, come a Napoli. Tapie gli offre il doppio. E la villa, un garage per le sue auto, e poi dei gorilla. Maradona gioca con le chiavi della sua auto. Le lancia a Levreau: “Vieni a prendere le mie Ferrari?”. “Bernard e io, se ci avesse chiesto di camminare a quattro zampe, lo avremmo fatto. Per due volte, Diego ha voglia di pasta nel cuore della notte. Chiede i nomi dei giocatori dell’OM. Non ne conosce molti”. Il colloquio dura fino alle 3 del mattino. Ferlaino? Tutti fingono di non pensarci”.

L’epilogo invece è veloce. Dovevano pensarci eccome, a Ferlaino. Dopo il vertice di Milano, Tapie cerca di raggiungere Ferlaino. Senza successo. Giorni dopo, Levreau intercetta il presidente napoletano al telefono: “È a Capri. Mi scarica brutalmente. Mi dice: ‘Maradona resterà a Napoli finché vorrò che rimanga a Napoli’. Ed è finita così“.

“Il sogno è finito – conclude il racconto L’Equipe – Maradona non è mai atterrato a Marsiglia. Pochi mesi dopo, nella primavera del 1990, il Marsiglia sarebbe diventato campione di Francia e avrebbe raggiunto le semifinali di Coppa dei Campioni contro il Benfica. Senza di lui”.

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