Criscito e l’incubo calcioscommesse: «Mi ha tolto tutto, anche la Nazionale. La polizia arrivò all’alba». Fu assolto

Alla Gazzetta: «Pensavo due cose. La prima: sono innocente, e alla fine avrò ragione. La seconda: se qualcuno vuole fregarti, ti frega. E tu non puoi fare niente. Alla Juve mi sono sentito emarginato. Gasperini come un papà».

Criscito

La Spezia 26/10/2021 - campionato di calcio serie A / Spezia-Genoa / foto Image Sport nella foto: esultanza gol Domenico Criscito

Mimmo Criscito ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport. L’ex difensore, oggi allenatore dell’Under 17 del Genoa, ha parlato della sua esperienza nel mondo del calcio ripercorrendo anche il difficile momento attraversato quando fu travolto dalla bufera scommesse.

Le parole di Mimmo Criscito alla Gazzetta

«Sono cresciuto a Volla, nell’area metropolitana di Napoli. Papà Alfredo operaio in una fabbrica di plastiche, mia mamma Maria casalinga. Due sorelle, Antonella e Rossella, un fratello, Andrea, nato proprio l’anno, il 2001, in cui ho lasciato casa (ride) diciamo che mamma voleva un altro ometto in casa», racconta Criscito. «Da ragazzino il mio idolo era Maldini: lo guardavo e pensavo che quell’eleganza, quella posa, quella personalità, ecco, avrei voluto averle io. Quando l’ho incontrato da avversario lo guardavo incantato», ricorda.

Il percorso lontano da casa dell’ex calciatore campano cominciò a 15 anni: «Ero sul treno notturno che da Napoli porta a Genova. Con me c’erano altri ragazzi, anche Fabio Pisacane, che oggi allena il Cagliari. C’era adrenalina, l’entusiasmo che si ha a quell’età, ma anche il timore di un mondo nuovo che mi aspettava. Mi aveva preso il Genoa, stavo diventando un calciatore».

Durante la sua carriera, Criscito ha lavorato con tanti allenatori. Sono cinque quelli che lo hanno segnato profondamente, ma con uno su tutti ha stretto un rapporto speciale. «Non sono così falso da dire che con tutti ho legato, ma a tutti devo qualcosa. Torrente mi fece esordire in B a sedici anni, Ranieri mi lanciò in A, Lippi mi ha regalato la mia prima maglia azzurra, con Spalletti ho condiviso la favolosa esperienza a San Pietroburgo, ma più di tutti, è Gasperini che mi ha formato. È stato un secondo papà, mi ha dato fiducia quando tutti mi guardavano storto e non credevano in me».

E sull’esperienza in bianconero: «Sono alla Juventus, sbaglio un paio di partite, sì, anche quella del famoso gol di Totti, che mi manda fuori giri con una finta e segna. È vero, ero un pivello, ma mi sono sentito emarginato. Ero giovane, si può sbagliare qualche partita a quell’età. Ma la Juve non ti aspetta, devi essere subito pronto. La cosa che mi feriva di più erano le bugie sul mio conto, scrissero anche che mi ero messo in fila allo stadio per andare a vedere il derby della Lanterna, ma era tutto inventato».

L’aneddoto sul debutto in Nazionale: «A Basilea, contro la Svizzera, a 22 anni. Ero convinto non avrei messo piede in campo, ma alla vigilia Lippi disse che io e Marchisio avremmo debuttato. Nel tunnel ero tesissimo, mi si avvicina Pirlo e mi fa: allora Mimmo, quando vedi che mi arriva il pallone, tu comincia a correre, corri, corri, tanto, stai tranquillo, guardami, ti metto il pallone a cinque centimetri dal piede. L’aveva detto per allentare la tensione, ci era riuscito».

Proprio in Nazionale Criscito ha vissuto uno dei momenti più difficili della sua vita, quando fu inserito nel registro degli indagati con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa sportiva. Il caso calcioscommesse, insomma. «Ero a Coverciano, erano le sei di mattina, arrivò la polizia, in stanza stavo con Ranocchia, non capivo cosa stava succedendo. Pensai che fosse successo qualcosa di brutto a mio figlio, aveva sei mesi. Nello stesso momento gli agenti entravano a casa mia, c’era mia moglie Pamela, aveva ventuno anni. In quei giorni mi crollò il mondo addosso. Lei mi è stata accanto, sono diciotto anni che stiamo insieme, abbiamo tre figli, siamo felici, ma ne abbiamo passate, eh…”, rivela. «Cosa pensavo? Due cose. La prima: sono innocente, e alla fine avrò ragione. La seconda: se qualcuno vuole fregarti, ti frega. E tu non puoi fare niente».

Criscito è poi stato assolto da tutte le accuse: «È stata una storia lunga, che mi ha tolto l’Europeo del 2012 e mi ha tolto la serenità». Nulla, però, ha potuto impedirgli di tornare al Genoa per finire la sua carriera da calciatore “in famiglia”. «È stato come se ogni cosa tornasse a posto. Ero andato a Toronto, ma rimasi cinque mesi, quel calcio non lo sentivo mio. Tornato in Italia, pensavo di smettere. Invece no. Ho avuto la fortuna di giocare la mia ultima partita segnando un rigore sotto la curva del Grifone, toccando l’ultimo pallone in rete», ha concluso.

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