La nuova vita di Calvo in Inghilterra, per il Times è il politico italiano: «devi stare ai tavoli che contano»
È all'Aston Villa. «A calcio ero una frana. Guardavo le partite con Chiellini, lui capiva con tre secondi di anticipo quello che sarebbe accaduto, io con tre secondi di ritardo»

Mg Torino 12/02/2023 - campionato di calcio serie A / Juventus-Fiorentina / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Francesco Calvo
Francesco Calvo è “Calvo lo straniero”. In Italia è quasi sempre stato invisibile, considerato una seconda fila. Quasi sempre citato per gossip da caserma. Ora è sul Times. Il presidente delle operazioni commerciali dell’Aston Villa, appena arrivato dalla Juventus, dopo aver lavorato al Barcellona, alla Roma e in Formula 1. Ha 48 anni, è figlio di un chirurgo non viene da una famiglia di calcio. Nemmeno erano tifosi. Professionisti torinesi, punto. “Dopo tanti anni di lavoro nel calcio, ovviamente, ne sono appassionato. Ma conosco i miei limiti. Non mi sentirete mai esprimere un’opinione su un giocatore, una partita o su come stiamo giocando”, dice al Times.
Dice di sé che non ha mai saputo giocare a calcio e che era un tifoso freddo della Juventus.
«Ero un tale disastro a calcio che ancora non so se sono sinistro o destro. Sono a disagio con entrambi i piedi”. Ha trascorso la scorsa stagione guardando le partite della Juventus seduto accanto a Giorgio Chiellini. Calvo faceva da mentore al grande ex difensore che sta cominciando la sua carriera da dirigente. Guardando le partite “mi sono reso conto che Chiellini vede le cose succede tre secondi prima. E io tre secondi dopo che sono accadute. Quindi, è un altro sport”, ride Calvo.
Descrive Monchi, e guru dello scouting dell’Aston Villa, come “un genio” e – dice – “in un mondo del calcio in cui le persone sono generalmente piuttosto nervose, Monchi è una persona calma, mi piace”. Unai Emery, l’allenatore, è “il nostro vero valore aggiunto perché ci permette di superare il nostro budget”.
La missione di Calvo all’Aston Villa
Il Times spiega bene che per le regole passare da club medio a big è complicatissimo. “E’ il circolo vizioso del calcio moderno. Senza spendere, si raggiunge un limite, ma se si cerca di superarlo e non ci si riesce immediatamente, le regole spingono ancora più in basso: per non aver raggiunto gli obiettivi finanziari della Uefa, il Villa è stato multato di 9,5 milioni di sterline a giugno e ha raggiunto un accordo per il quale si impegna a ridurre le perdite in un periodo di tre anni. Vendere talenti sembra inevitabile”.
“Ma investire nel mercato non è sempre sinonimo di successo”. Cita l’Atalanta che, senza spendere quanto Juventus, Napoli o Milan e Roma, è diventata una presenza fissa nelle prime cinque posizioni della Serie A.
Calvo è uno che si muove benissimo a livello istituzionale, lo hanno preso anche per questo. “Alla fine, se non sei seduto ai tavoli dove si decidono le cose e sei passivo, non puoi lamentarti”, dice. “Diciamo che in futuro il club si muoverà così fluidamente verso un livello diverso e sfiderà l’élite dentro e fuori dal campo così costantemente che nessuno si accorgerà della mia presenza. Che sarò così radicato nel club che ‘Calvo lo straniero’ non esisterà più”, dice.
“Questa è l’ambizione. Il calcio è spesso uno spettacolo individuale, cosa che detesto. Ora, quando parlo, ho quello stemma e il leone alle spalle. Senza di esso non sono niente”.