Vendere fa bene al portafogli e alle squadre, e De Laurentiis lo fa benissimo. Il Napoli vende e vince (Gazzetta)
Per Adl ormai è un coro di elogi. La Gazza gli riconosce di saper vendere e - soprattutto - che i grandi successi sono nati sempre dalle cessioni

Per De Laurentiis ormai è un coro di elogi (si preoccupi), la Gazzetta lo incensa per quanto e come vende bene.
Aurelio De Laurentiis cominci a preoccuparsi. Ormai ogni giorno i media italiani propongono almeno due o tre articoli di elogio per il presidente che non di rado (eufemismo) veniva spesso considerato e censurato per le sue uscite sopra le righe. Ora, invece, è un corsa a chi lo elogia con più trasporto. Del resto è il presidente della squadra italiana al momento considerata nettamente più forte. La Gazzetta gli dedica l’ennesimo editoriale, stavolta per incensare la sua capacità di vendere. L’ultimo esempio è quello di Victor Osimhen.
Scrive la Gazza, con Stefano Agresti:
Vendere è un’arte. Vendere bene, naturalmente, non svendere altrimenti sarebbero capaci tutti. (…) Se vendere è un’arte, Aurelio De Laurentiis è a tutti gli effetti un artista. Coraggioso, anche. E amante delle sfide.
Da quando ha raccolto il Napoli dal fallimento, ormai ventuno anni fa, De Laurentiis l’ha guidato e gestito ispirandosi a una regola: ai calciatori ti puoi anche affezionare, ma mai al punto da tenerli legati a te a ogni costo e, soprattutto, di fronte a qualsiasi offerta economica. Perché i campioni sono importanti, però nessuno di loro è indispensabile (uno indispensabile per la verità è esistito e ha indossato proprio la maglia azzurra, ma una quindicina d’anni prima che De Laurentiis diventasse presidente).
De Laurentiis ha vinto il terzo scudetto vendendo la vecchia guardia
Osimhen è l’ultimo colpo in uscita di De Laurentiis. Kvaratskhelia, a gennaio, è stato il penultimo, forse il più ardito perché ha privato il Napoli del suo calciatore migliore quando era in lotta per lo scudetto. Prima c’erano stati Higuain e Cavani, Koulibaly e Kim, Jorginho e Lavezzi e molti altri. Le storie di questi campioni non sono tutte uguali e qualcuna ha anche lasciato l’amaro in bocca al presidente azzurro, soprattutto l’addio di Higuain che sfruttò la clausola rescissoria per trasferirsi alla Juve, la grande rivale, la nemica. Alla lunga, però, nemmeno Gonzalo è stato un rimpianto.
Le grandi squadre non nascono necessariamente da grandi investimenti. A volte, al contrario, sono costruite su grandi cessioni. La storia del calcio è ricca di storie del genere e il Napoli ne sta scrivendo alcune sorprendenti. Ha vinto lo scudetto con Spalletti l’anno in cui ha ceduto Koulibaly e Fabian Ruiz e ha lasciato liberi Insigne e Mertens, pezzi di storia del club. E ha fatto il bis con Conte dopo che, della squadra di Luciano, se ne erano andati Osimhen, Kim, Zielinski, a metà stagione anche Kvara. Ora l’artista De Laurentiis ha davanti a sé una nuova sfida: costruire un Napoli competitivo sia in campionato che in Champions. Ci riuscirà? Di sicuro ci sta provando. Con acquisti importanti. E cessioni a peso d’oro.