L’Italia ha avuto gli Europei ma senza stadi può anche perderli. E il destino del Maradona è tutt’altro che certo
La Figc lo ha detto alla Camera ma nessuno se l'è filata. L'Italia ha solo due stadi idonei. E se il Napoli non vuole rimanere a Fuorigrotta, chi mai finanzierebbe il progetto di ristrutturazione?

Napoli's players warm up before the Italian Serie A football match between Napoli and Fiorentina at the Diego Armando Maradona stadium in Naples on March 09, 2025. (Photo by CARLO HERMANN / AFP)
L’Italia ha avuto gli Europei ma senza stadi può anche perderli. E il destino del Maradona è tutt’altro che certo
La questione stadio per gli appassionati di calcio è un po’ come i dibattiti sulle leggi elettorali per coloro i quali seguono la politica. Si tratta di temi imprescindibili, centrali, che interessano una ristretta cerchia di persone. Molto ristretta. Per quel che riguarda gli stadi, però, calamitano interessi di investitori. Insomma sono pochi ma contano. Il tema stadi muove grosse partite di denaro. Basti pensare a quel che sta accadendo al Manchester United che vuole rifare l’Old Trafford e su quei terreni edificare una vera e propria cittadella. Per provare a portare a termine il progetto, il club ha assunto appena appena Sebastian Coe ex leggenda dell’atletica leggera e ormai un vero e proprio diplomatico dello sport: presidente del comitato organizzatore delle Olimpiadi Londra 2012 e per due mandati numero uno della federazione internazionale di atletica leggera. Non solo. Poiché il Manchester United è in cerca di due miliardi di sterline per realizzare il progetto, ha organizzato un convegnuccio a Wall Street dove si sono affacciati investitori e banche d’affari.
Venendo a cose di casa nostra, a Napoli la questione è nota da anni. E ruota attorno all’ex stadio San Paolo oggi Maradona. Che è un impianto tanto nobile quanto vetusto. Anche obsoleto. Si sono sprecate miliardi di parole su un rinnovato “Maradona”. Poco è accaduto, tranne un maquillage con i soldi delle Universiadi (si sono rifatti i bagni che per le condizioni date è stato un gran lusso: prima si faceva pipì faccia al muro). Il Maradona è uno stadio senza parcheggi (sei costretto a parcheggiare in divieto di sosta e durante i match ti portano anche via auto e moto). Ha ancora la pista di atletica. Nelle partite serali, tornare a casa con i mezzi pubblici è un’illusione. È improponibile qualsiasi paragone con gli stadi europei, lo sappiamo. Potremmo fare mille esempi: i due di Madrid (sia Real che Atletico), hanno la metro di fatto sotto l’impianto. Ci fermiamo qui perché qualsiasi confronto sarebbe impietoso.
Adesso, con l’approssimarsi di un altro evento – gli Europei del 2032 –, la questione si ripropone. Ma con una novità sostanziale. Il Calcio Napoli ha dichiarato di non essere più interessato allo stadio di Fuorigrotta. Vorrebbe costruirsene uno suo. Dalle parti di Poggioreale (zona Caramanico). Va da sé che lo stadio è legato al Calcio Napoli. È di proprietà del Comune ma senza il Napoli sarebbe una cattedrale nel deserto. La proprietà è del Comune ma il flusso di persone e quindi di denaro e interessi lo muove il Napoli. È persino banale ricordarlo.
Lo scorso 4 luglio, passata quasi inosservata, si è tenuta un’audizione alla commissione Cultura della Camera dei Deputati. Vi ha partecipato il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi (in quanto commissario per l’America’s Cup) e anche Giancarlo Viglione responsabile dell’ufficio legislativo della Figc, braccio destro di Gravina. Viglione ha parlato degli Europei 2032. E ha detto chiaro e tondo che, sì, gli Europei sono stati assegnati all’Italia in condominio con la Turchia. Ma che la Uefa ha condizionato questa assegnazione a due requisiti di cui – parole sue – «l’Italia deve essere in possesso entro ottobre 2026: o avere cinque stadi che rispettano i requisiti Uefa, oppure altrettanti progetti di ristrutturazione totalmente approvati e finanziati. Per poi iniziare i lavori entro marzo 2027 e finirli entro giugno 2031». E ha aggiunto: «Al momento in Italia c’è solo uno stadio in possesso di quei requisiti ed è lo stadio di Torino (lo stadio della Juventus) e c’è quello di Roma che potrebbe esserlo con interventi non particolarmente importanti». Quindi, al momento l’Italia ha diciamo due stadi arruolabili. Ne mancano tre. Viglione ha chiesto l’introduzione del commissario straordinario anche per gli Europei del 2032 e ha ricordato che l’assegnazione potrebbe anche essere revocata. Aggiungiamo che non sarebbe la prima volta. E ricordiamo che sia lo Stadium di Torino sia l’Olimpico di Roma non brillano certo per collegamenti dei trasporti. Questo per dire quanto sia arretrata l’Italia.
Venti giorni dopo questa audizione (del 4 luglio), è cominciato il tour di Uefa e Figc tra le sedi papabili. Sono venuti anche a Napoli. Dove hanno ascoltato il progetto del Comune, così come hanno recepito che il Calcio Napoli non è interessato allo stadio di Fuorigrotta. Non c’è stato alcun ok. Non era un esame. I dirigenti Uefa e Figc hanno ascoltato. Lo hanno fatto a Napoli come a Bari, e altrove. Viglione è stato chiaro. Un progetto va approvato e finanziato, altrimenti è carta straccia. Quindi non c’era alcun gradimento da dare. È stata una visita conoscitiva, diplomatica.
Il punto – non di facile soluzione – è che ad oggi il Maradona interessa al Comune e non al Napoli. Ergo, dovrebbe essere approvato e finanziato un progetto per uno stadio di fatto fantasma. Senza un accordo tra Comune e club, ci pare impossibile.