La guardiolizzazione delle scuole calcio non produce più attaccanti inglesi: l’allarme del Times che invidia la Scandinavia

L’Inghilterra non sforna più nove, il talento e l’istinto vengono ingabbiati ed educati. «Si insegna a giocare solo in un modo». In Scandinavia invece no e lì nascono Isak, Gyokeres, Haaland

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Sporting Lisbon's Swedish forward #09 Viktor Gyokeres celebrates scoring his second goal during the Portuguese League football match between Sporting CP and GD Chaves at the Jose Alvalade stadium in Lisbon on May 18, 2024. (Photo by PATRICIA DE MELO MOREIRA / AFP)

La guardiolizzazione delle scuole calcio non produce più attaccanti inglesi: l’allarme del Times che invidia la Scandinavia

Mentre la Premier League spende cifre folli per gli attaccanti, un’analisi approfondita del Times, a firma di Jonathan Norcroft, rivela una tendenza preoccupante: la carenza di numeri 9 inglesi emergenti. Al contrario della Scandinavia, e in particolare della Svezia. Il Times si chiede perché e anche loro (come Allegri in Italia) individua il problema nelle scuole calcio. Ne viene fuori una analisi sul metodo Guardiola (la guardiolizzazione) delle Academy inglesi.

Il Times scrive:

Il paradosso inglese del metodo Guardiola: talenti a tutto campo, ma pochi bomber

Theo Walcott, ex attaccante dell’Arsenal, ha recentemente sollevato un quesito cruciale: «Perché non riusciamo a trovare un numero 9?» Le Academy inglesi sono in grado di produrre una vasta gamma di attaccanti esterni e trequartisti abili, ma faticano a sfornare centravanti di qualità. La critica principale ruota attorno a un sistema che «insegna un solo modo» di giocare, come osservato da Gus Poyet. Si privilegiano dribbling, passaggi in spazi stretti e tocchi precisi, ma si tralascia l’iniziativa, il contatto fisico e l’azione decisiva che caratterizzano un vero attaccante.

La guardiolizzazione del calcio e la soppressione dell’istinto

Leif Smerud, psicologo e consulente per l’alta performance che ha lavorato con l’attaccante del Manchester City Erling Haaland, ha coniato il termine “Pepificazione” (noi diremmo guardiolizzazione) per descrivere lo sviluppo giovanile inglese. A suo dire, gli allenatori, forse ispirati erroneamente allo stile di Pep Guardiola, modellano ogni bambino per essere tattico, posizionale e basato sul possesso palla. Ciò comporta la soppressione degli istinti naturali, in particolare quello di cercare la porta e segnare. In Norvegia e Svezia, invece, si incoraggia una maggiore “libertà” nel gioco, permettendo ai giovani di esprimersi e di coltivare l’intuizione e l’istinto, elementi fondamentali per un attaccante.

Smerud sottolinea che, mentre in passato il calcio era considerato un’alternativa alla scuola, intesa come metodologia, oggi «il calcio è scuola». È un luogo di formazione. In Scandinavia, i giovani rimangono più a lungo nelle squadre di base, con regole che li mantengono nei club e nelle aree originali, favorendo un approccio più “incentrato sul gioco” piuttosto che sul “lavoro di pattern” (esercizi guidati) che domina in Inghilterra dopo l’avvento di Guardiola.

Meno allenamenti, più istinto: la forza del calcio di strada

Ian Burchnall, con la sua esperienza in Norvegia e Svezia, conferma che i giovani scandinavi sono «meno allenati e hanno più istinto». La diffusione di superfici artificiali ha contribuito a ricreare un ambiente simile al «calcio di strada», dove i giocatori sono liberi di esplorare e sviluppare le proprie capacità in modo più naturale. Le leghe norvegesi e svedesi, con meno partite stagionali rispetto alla Premier League, offrono anche più tempo per l’allenamento e la preparazione individuale, un vantaggio cruciale per lo sviluppo dei giovani attaccanti.

Il Times conclude: La Premier League ha dormito?

Il fatto che club come il Manchester United abbiano perso l’opportunità di ingaggiare a cifre irrisorie talenti come Haaland, Isak e Mohammed Kudus (un altro prodotto della scuola danese), come rivelato dallo scout Tommy Moller Nielsen, è un segnale preoccupante. «I club inglesi si sono addormentati in Scandinavia,» afferma King. Tuttavia, la situazione è cambiata: «tutto il calcio è ora attento ai loro attaccanti.» La lezione è chiara: la libertà di espressione, la valorizzazione dell’istinto e un percorso di sviluppo graduale potrebbero essere la chiave per sbloccare la prossima generazione di grandi attaccanti. Sarà l’Inghilterra in grado di imparare e adattare il proprio modello?

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