L’Africa del calcio sta cambiando, ma il mondo continua a ignorarla

New Lines Magazine denuncia come il calcio africano, pur in espansione, continui a essere ignorato dalle grandi potenze calcistiche.

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Db Pretoria (Sud Africa) 19/06/2010 - mondiali Sud Africa 2010 / Camerun-Danimarca / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: tifosi Camerun

L’Africa si mette in gioco, ma la distanza con il resto del mondo è abissale (New Lines Magazine)

Il calcio africano ha una storia ricca, spesso ignorata dalle parti più ricche del mondo. Da un lato, esistono problemi reali in un ecosistema locale sottodimensionato, sfruttato e, a tratti, corrotto. Dall’altro, c’è una straordinaria quantità di talento africano nei top campionati, una base di tifosi appassionata e club storici attivi da oltre un secolo. New Lines Magazine ha dedicato un momento di riflessione al Mondiale per Club.

“Molti tifosi globali conoscono i nomi dei grandi calciatori africani, ma pochi saprebbero nominare i principali club dei loro Paesi d’origine. Al Mondiale per Club si sono confrontate quattro squadre africane con alcuni tra i migliori club del mondo: Mamelodi Sundowns, Wydad Casablanca, Espérance Sportive de Tunis e Al Ahly.

Nonostante il lungo viaggio e le preoccupazioni per le politiche migratorie degli Stati Uniti durante l’amministrazione Trump, Al Ahly ha comunque riempito gli stadi. «Sembrava di giocare al Cairo, ed è stata una sorpresa per me nella mia prima partita ufficiale», ha dichiarato José Riveiro, allenatore del club.

Tutte e quattro le squadre africane sono però state eliminate nella fase a gironi. Al Ahly e le altre sono partite con un netto svantaggio economico rispetto agli avversari.”

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E allora la domanda è: “se persino i club minori europei faticano a colmare il crescente divario finanziario, come potrebbero riuscirci Al Ahly, Mamelodi Sundowns, Wydad Casablanca ed Espérance de Tunis? I ricavi annuali combinati di tutti e quattro questi club non basterebbero nemmeno ad acquistare un singolo top player del Real Madrid, figuriamoci a pagarne l’ingaggio.”

Oltre il talento: le realtà africane che stanno cambiando le regole del gioco

Come tifosi di calcio, abbiamo una visione distorta: ci aspettiamo che grandi giocatori formino grandi squadre, mentre spesso accade il contrario. L’Africa possiede talento naturale, ma lì finisce la favola. Il sistema è progettato per esportare verso le nazioni “sviluppate”, dove il “giocatore grezzo” viene trasformato in prodotto finito. Le vecchie logiche coloniali ed economiche resistono. New Lines ha poi citato alcuni esempi significativi:

“L’eroe del Liverpool e capitano dell’Egitto, Mohamed Salah, ha appena vinto la Premier League, il premio di miglior giocatore, la scarpa d’oro e quello di miglior assist-man, battendo il record per gol e assist in una stagione. Spesso ha trascinato da solo il Liverpool al titolo. Ma con la nazionale, l’Egitto non ha mai vinto una partita in un Mondiale e ha mancato il 2022.

Un’eccezione positiva è il Marocco. Il capitano Achraf Hakimi, considerato il miglior terzino destro al mondo, ha guidato la squadra nel 2022, portandola alla prima semifinale mondiale nella storia dell’Africa. Non è stato un caso: oltre al talento, sono stati decisivi strategia, investimenti e volontà politica.

Ayoub Cherrai, direttore tecnico del Prestigia Fc di Casablanca, sostiene che la differenza tra i Paesi africani con tradizione calcistica e gli altri sta nella mancanza di strategia, risorse o volontà politica. Molte accademie sono sottodimensionate o gestite da club europei con fini di lucro.

Nel 2021, il miliardario sudafricano Patrice Motsepe, proprietario del Mamelodi Sundowns, è stato eletto presidente della Caf. Dopo aver acquistato il club nel 2003, lo ha trasformato nel più vincente del Sudafrica, con 15 campionati e una Champions africana. Alla guida della Caf ha dimezzato i debiti e riportato il primo utile della federazione.”

Tra Europa e Africa, la nuova generazione che sceglie il Paese d’origine

Il calcio africano riflette dinamiche economiche e sociali radicate, tra cui sottosviluppo strutturale, eredità coloniali e inefficienze gestionali. Nonostante un ampio bacino di talento giovanile, la capacità delle federazioni africane di trattenere e sviluppare tale talento è ostacolata da carenze infrastrutturali e amministrative. Il magazine racconta il fenomeno del ritorno alla nazionale d’origine di molti giocatori nati in Europa da genitori immigrati, che scelgono di rappresentare le loro radici africane nel calcio internazionale.

“Secondo Efe Ambrose, ex calciatore del Celtic Fc, la Brexit ha ridotto le possibilità per giovani calciatori stranieri di accedere ai club britannici. Questo ha incentivato i giocatori di origine africana nati in Europa a rappresentare le nazionali dei Paesi dei propri genitori. Un’analisi della Coppa d’Africa più recente mostra che su 660 calciatori registrati, 200 (30,3%) non sono nati in Africa; 104 provengono dalla Francia, 24 dalla Spagna e 15 dal Regno Unito.

La selezione nazionale di Capo Verde ne rappresenta un caso esemplare. Diversi giocatori hanno scelto di giocare per l’arcipelago invece che per il Portogallo. La squadra è attualmente prima nel proprio girone di qualificazione alla Coppa del Mondo Fifa e potrebbe ottenere la prima qualificazione della sua storia.

Il miglioramento delle strutture tecniche e amministrative in alcune federazioni ha rafforzato l’appeal delle nazionali africane. Giocatori come Achraf Hakimi (nato in Spagna), Alex Iwobi (nato nel Regno Unito) e Kalidou Koulibaly (ex Francia U21) hanno scelto di rappresentare Marocco, Nigeria e Senegal rispettivamente.

In parallelo, il fenomeno degli abusi razziali in Europa, documentato in contesti come Italia, Spagna e Francia, ha contribuito a queste scelte identitarie.”

Il cambiamento di leadership nella Caf, l’aumento degli investimenti nei settori giovanili e il crescente legame dei giocatori con le proprie origini africane indicano un possibile punto di svolta. Tuttavia, l’effettiva realizzazione di un’età dell’oro per il calcio africano dipenderà da riforme istituzionali, governance efficace e finanziamenti strutturati a livello federale e statale.

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