Una consonante ti cambia la vita e il mercato del Napoli. Conte voleva Nusa ma Manna capisce…

Il tecnico chiama il ds durante Italia-Norvegia: «Prendiamo questo Nusa, subito». Manna però sente Musa, ci aggiunge una acca, e il gioco è fatto

Nusa

Oslo 06/06/2025 - qualificazioni Mondiale 2026 / Norvegia-Italia / foto Imago/Image Sport nella foto: esultanza gol Antonio Nusa ONLY ITALY

Una consonante ti cambia la vita e il mercato del Napoli. Conte voleva Nusa ma Manna capisce…

Tutto per una consonante.
Una stupida, piccola, semplice consonante.

Venerdì scorso stavo guardando, in tv, Norvegia-Italia, partita di fondamentale importanza per entrambe le concorrenti in quanto decisiva, o quasi, per la qualificazione alla fase finale del prossimo Campionato del Mondo.
Mentre assistevamo, sgomenti, al progressivo sfaldarsi della nostra Italietta sotto i colpi sempre più imperiosi di una travolgente Norvegia, una figura si elevava su tutte a rendere icasticamente evidente l’incolmabile differenza di tecnica, potenza, efficacia e genialità, tra i nostri pallidi principini e gli arrembanti vichinghi.
Questa figura si materializzava sempre più in un nome, Antonio Nusa, e in un ruolo, esterno sinistro.

E non è difficile ipotizzare che, tutto ciò che è apparso chiaro a noi comuni mortali, sarà, a maggior ragione, apparso chiaro anche a chi di competenze e responsabilità ne possiede tante, ma tante, più di noi.
Parliamo, ovviamente, di Antonio Conte.
E, anche in questo caso, non è difficile ipotizzare che anche lui stesse guardando, sul suo duecento pollici, la partita.
E cosa avrebbe fatto ognuno di noi se avesse avuto lo stesso potere e le stesse responsabilità di Antonio Conte?
Esattamente quello che, nella realtà, ha fatto, immediatamente, il nostro plenipotenziario allenatore.
Ha afferrato il telefono e ha chiamato il suo direttore sportivo: – “Giovanni, anche se stai già dormendo, svegliati e prendi il telefono, o un treno, o un aereo e portami subito a Napoli questo Nusa! Vai”.
Il povero Manna, che, in effetti, già dormicchiava un po’, non aveva sentito bene il nome.

Comprendete ora quali guai può comportare un semplice cambio di consonante?
Bisognerebbe chiamare Stefano Bartezzaghi, quale esperto in materia, per saperne di più, oppure consultare la Sibilla Cumana per chiedergli quando una semplice virgola può salvare una vita: “Ibis et redibis non morieris in bello”, vaticinava ai congiunti di un soldato che partiva per la guerra, senza nessun segno di interpunzione. Ma bastava una virgola al punto giusto, apposta dall’astuta maga a destino compiuto, per certificare la giustezza del vaticinio.
“Ibis et redibis, non morieris in bello”, significava vita.
“Ibis et redibis non, morieris in bello”, significava morte.

Questa digressione per dire che non bisognerebbe mai sottovalutare l’importanza dei segni di interpunzione, ma anche di povere consonanti e vocali, per evitare conseguenze impreviste.
E aggiungerei, visto che ci troviamo, che anche la strage dei congiuntivi, cui assistiamo impotenti ogni giorno, sui social e non solo, contribuisce, non poco, al progressivo degrado culturale che caratterizza la nostra epoca e che rischia di crearci, come già ci crea, problemi di comprensione reciproca.

Ma, tornando a noi, la conclusione è che Manna, quella sera, prese un treno per Milano, invece di prendere un aereo per Lipsia.
Ciò nonostante, non possiamo dare tutta la responsabilità al nostro direttore sportivo.

Musah, invece di Nusa.
Lasciamo perdere la “h” finale di Musah che, tra l’altro, nemmeno si pronuncia.
Ci si sono messe anche la “M” e la “N” le quali oltre ad essere foneticamente simili, sono anche contigue nell’alfabeto, “L, M, N,O”.
E vogliamo dare la colpa a Manna?
Si è verificata un congiunzione di accadimenti, imprevedibili e imprevisti, che hanno complicato il tutto.

La prossima volta, per favore, facciamo lo “spelling”.
N come Napoli, U come Unico, S come Speciale, A come Arrivasubito.

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