Il portiere dell’Auckland City distribuisce farmaci veterinari e ha preso un congedo non retribuito per partecipare
Il New York Times sottolinea le ineguaglianze del Mondiale per Club che hanno portato Bayern Monaco-Auckland City a terminare 10-0

Il nuovo Mondiale per club targato Fifa e quindi fortemente voluto dal presidente Gianni Infantino (e lanciato con l’ambizione di diventare un torneo planetario sul modello della Coppa del Mondo per nazionali) sta già mostrando crepe vistose (eufemismo). A metterle in luce è anche un articolo pubblicato ieri dal New York Times a firma di Jordan Campbell, che si concentra su uno degli episodi più eclatanti dell’edizione in corso: il clamoroso 10-0 rifilato dal Bayern Monaco ai neozelandesi dell’Auckland City.
La cronaca parte dal volto di Conor Trace, portiere 28enne dell’Auckland: sette parate non sono bastate a evitare una goleada storica, e lo stesso Tracey — che nella vita distribuisce farmaci veterinari e ha preso un congedo non retribuito per partecipare al torneo — è finito sotto i riflettori per un clamoroso errore in uscita che ha regalato il nono gol a Musiala. Un’immagine emblematica di quella che Campbell definisce una “tensione filosofica” al cuore della competizione: può davvero esserci un equilibrio competitivo in un torneo che mette a confronto squadre professionistiche da miliardi di euro e formazioni semidilettanti?
Auckland-Bayern come simbolo del Mondiale per club voluto da Infantino
Auckland City, che ha partecipato a ben 13 edizioni del vecchio formato del Mondiale per club grazie alla vittoria della Champions League oceanica, rappresenta in effetti un caso limite. Non è nemmeno il club più forte della Nuova Zelanda: squadre come Wellington Phoenix o Auckland Fc, pienamente professionistiche, militano nel campionato australiano. E pensare – riporta il Nyt – che la Fifa di Infantino ha presentato il nuovo torneo con lo slogan “The Best vs The Best”.
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Scrive così il quotidiano statunitense:
“Come per sottolineare la disparità in gioco, un sondaggio è spuntato a 28 minuti dall’inizio della trasmissione di Dazn chiedendo da quale continente verrà l’eventuale vincitore. A meno di un tracollo collettivo di tutte le 12 squadre europee, sembra una domanda retorica. Questo è il problema che deve affrontare il futuro di una competizione che la Fifa spera alla fine porterà il prestigio della Coppa del Mondo e della Champions League. […]
Se la storia ci dice qualcosa, non è una prospettiva irrealistica, ma farlo mantenendo l’integrità continentale significherebbe anche più squadre provenienti da Oceania, Asia, Sud America, Nord America e Africa. E questo significherebbe più giochi. Ci saranno alcuni che guarderanno il Bayern demolire Auckland e desiderano che il torneo sia toso da quello che vedono come riempitivo, ma questo è un pendio scivoloso. Cos’è il torneo se la maggior parte delle squadre sono europee? Una Super League Europea? Un campionato mondiale?”
Dunque, sotto l’apparente pluralismo geografico, il dislivello tecnico è abissale. Auckland è al 4.928° posto nel ranking mondiale stilato da Opta. Il Bayern, quarto. Uno scarto di oltre 4.000 posizioni che rende l’incontro non solo impari, ma imbarazzante. Quando l’ala francese Michael Olise è scappato via a Nathan Lobo non c’è stata nemmeno compassione. «Dispiaciuto per loro? No», ha risposto secco.
Eppure la Fifa insiste nel dire che “questo è il calcio globale”. Una visione abbastanza ingenua, che s’incaglia quando il campo dice che una squadra deve spendere il doppio del proprio fatturato per arrivare al torneo, e viene poi demolita al primo turno.