Costacurta su Acerbi : «Non capisco la sua scelta. La squadra aveva bisogno di lui e ha detto no una questione di orgoglio»

Al Giornale: «In Italia oggi i calciatori non si sporcano di fango. Sono stato male quando Zoff mi escluse dalla Nazionale, un rimpianto non aver giocato in America»

Costacurta Nazionale

L’ex calciatore Billy Costacurta, in un’intervista a Il Giornale, commenta la decisione di Acerbi di rifiutare la chiamata dell’Italia con l’ex ct Luciano Spalletti e racconta di quando fu lasciato fuori dalla Nazionale.

Costacurta: «Si è perso il senso di appartenenza in Nazionale, i calciatori italiani non si sporcano di fango»

«Il senso di appartenenza è un bisogno di lealtà, di rispetto. Ora i tempi sono cambiati e quel senso di appartenenza si è perso. Non è colpa di nessuno. È la società che è cambiata».

Lei non ha mai lasciato la maglia Milan…

«A trentacinque anni ho avuto un’offerta da una squadra americana. Era un’occasione. L’ho rifiutata. Volevo restare nella mia Milano, coi miei amici, con la mia famiglia, la mia fidanzata, i miei compagni di squadra: la mia comfort zone».

Se ne pente?

«Sì. È un mio rimpianto. Avrei fatto un’esperienza importante, sarei una persona diversa da quello che sono. Forse migliore».

È vero che nel calcio è cambiata la mentalità?

«Io giocavo con 15 italiani ed eravamo la squadra più forte al mondo. Oggi mi pare che il Milan abbia un solo italiano titolare: Gabbia».

Con Sacchi come si è trovato?

«Arrigo Sacchi è stato il Leonardo del rinascimento del calcio italiano».

Poi la maglia azzurra…

«Io giocavo in Nazionale con Maldini, Nesta, Vieri, Baresi, Del Piero, Baggio, Walter Zenga in porta. C’erano i giocatori più forti del mondo. Oggi nella Nazionale chi potrebbe mai essere considerato tra i più forti al mondo? Forse solo Barella. C’è un problema di generazione. Sono stato in Slovenia e mi chiedevo come potessero nascere tanti campioni in uno Stato così piccolo. Un allenatore di lì mi ha detto: “Perché qui i ragazzini giocano per ore e ore e si sporcano col fango. Da voi no. Le magliette restano pulite”. Forse ha ragione lui».

Che presidente è stato Berlusconi?

Costacurta: «Berlusconi ha trasmesso a noi l’ambizione. È arrivato in un Milan che da anni andava male. La prima cosa che ci ha detto è stata: “Voglio che diventiate la squadra più forte del mondo”. Abbiamo pensato che fosse un matto. Poi è arrivato Sacchi e ci ha detto: “Diventeremo la squadra più forte del mondo”. E noi abbiamo pensato: due matti. Poi sono passati meno di due anni ed eravamo la squadra più forte del mondo».

Ha perso suo padre a 17 anni. Cosa ha rappresentato quella perdita?

«Una spinta. Paradossalmente mi ha costretto a pensare solo al calcio. Mi concentravo sul pallone. Non tornavo dall’allenamento fino a quando era buio per non tornare e trovare mia madre a piangere».

Chi è stato il suo maestro in campo e fuori?

Costacurta: «Franco Baresi. È stato un grande insegnante. Per me, per Paolo Maldini, per tanti altri».

La sua educazione in campo è sempre stata un tratto distintivo…

«Oggi tutto è diverso. Noi giocavamo il derby e con molti giocatori dell’Inter eravamo amici. Con Ferri, con Bergomi, con Zenga, con tanti altri avevamo giocato insieme alle giovanili, ci conoscevamo da anni. Se uno faceva fallo l’altro gli stringeva la mano, poi ci incontravamo al ristorante, in discoteca. Era diverso. Oggi la maggior parte dei giocatori sono stranieri, stanno qui due o tre anni e poi vanno via, c’è molta più estraneità. Io giocavo con persone che conoscevo, che stimavo».

Lei conta 59 presenze in Nazionale. Cosa voleva dire la maglia azzurra?

«I momenti più belli della mia vita da calciatore. I tempi sono cambiati. Non capisco la scelta di Acerbi. Ma come? Noi tremavamo prima delle convocazioni. Quando non sono stato più convocato dopo il mondiale del ’98 sono stato davvero male».

Si è arrabbiato con Zoff che l’aveva messa fuori?

Costacurta: «Ho compreso la scelta. Ma sono stato molto male».

Ora invece?

«Acerbi non ha avuto rispetto per i compagni di squadra. Avevano bisogno di lui. La squadra aveva bisogno di lui! Lo sai, no? E tu che fai? Dici di no per una questione di orgoglio? Ma che cosa fai?».

Con Gattuso ci ha giocato, cosa ne pensa del nuovo ruolo da ct?

«Scelta condivisibile. Se c’è una persona che può trasmettere valori di appartenenza ai ragazzi è Rino».

Correlate