Il miracolo è quasi tutto del presidente Federico Grassi che sta vendendo al North Sixth Group. Incognite sul Palasport e non solo

La salvezza del Napoli Basket è stata un miracolo (senza dibattito). Il futuro ha tanti interrogativi
In attesa del miracolo invocato da Antonio Conte, c’è il miracolo del Napoli Basket. Un’impresa sportiva insperata. Non certo una cavalcata. Una dignitosa salvezza in un campionato che per fortuna degli appassionati napoletani ha visto abbassarsi di colpo la quota salvezza (nelle ultime tre stagioni fissata ad undici vittorie). Sono bastati appena nove successi al Napoli Basket per il mantenimento della categoria. Il miracolo è quasi tutto del presidente Federico Grassi che ha allattato, coltivato e condotto la squadra verso la salvezza. Ce l’ha portata quasi di peso. Investendo, insieme ai soci, diversi extra budget che via via si sono resi necessari. Raramente un presidente è riconosciuto dalla squadra come fautore di un’impresa come quella di Napoli. Le parole a fine gara di De Nicolao, dopo la vittoria con Tortona, sono andate in tal senso. Le parole del capitano, che ha affettuosamente riconosciuto a Grassi un ruolo centrale nella salvezza, tutto sommato sanciscono la fine di un ciclo, magari meno fulgido dell’era Maione, ma certamente importante, che ha rimesso Napoli sulla mappa della pallacanestro italiana che conta, dopo una miriade di imbarazzanti fallimenti.
A supportare, in maniera ferma e razionale gli enormi sforzi economici di Federico Grassi e dei soci Tavassi ed Amoroso, è stato Giorgio Valli arrivato dopo il rifiuto di Marco Romondino retrocesso invece con la Givova Scafati. Giorgio Valli ha preso il timone al tramonto di novembre 2024, sia come coach che come direttore tecnico, ereditando il disastro edificato dal duo Llompart-Milic. Zero vittorie, undici sconfitte. Una coccarda tricolore che imbarazzava canotte, novanta punti di media subiti a partita, e un’accozzaglia di americani e comunitari assolutamente inadatti. Roster talmente inaffidabile che soltanto cinque giocatori su tredici (Treier, Totè, Pangos, De Nicolao e Woldetensae) hanno terminato la stagione a Napoli. Per il resto porte girevoli nello spogliatoio. Il leader tecnico è stato senza dubbio Erik Green: nonostante una forma fisica non sempre brillante, ha fatto sentire a pubblico e compagni la propria affidabilità e la propria classe. I ritorni di Pullen e Zubicic sono serviti principalmente per compattare l’ambiente napoletano, che non riesce a vivere senza presepi e favole della buona notte. L’apporto dei due è stato discontinuo, e assolutamente imprevedibile: sconfitte contro dirette concorrenti più che abbordabili, e vittorie contro delle vere e proprie corazzate: Brescia, Milano e Bologna, in attesa del commiato con Trento per l’ultima di campionato.
Il futuro del Napoli Basket
Il futuro di Napoli è ancora la serie A1. Le vicissitudini societarie vivono un passaggio delicato. È in itinere l’acquisizione del Napoli Basket da parte del North Sixth Group (presente in diversi settori di investimento: immobiliare, media, tecnologia, turismo, sport, ed intrattenimento). Il passaggio, tuttavia non ancora ufficiale, sembra ben avviato verso l’approdo come socio di maggioranza del paisà Matt Rizzetta: attualmente proprietario del Campobasso. Sono tanti gli interrogativi sul futuro. Il nodo palazzetto rimane. Ma si sa a Napoli non c’è nulla di più definitivo del provvisorio. L’area individuata per la nuova arena cittadina è quella dell’ex mercato ortofrutticolo nei pressi del centro direzionale. L’investimento sarebbe di cinquantasette milioni di euro, attraverso un project financing, nebulosa la composizione del team di investitori. L’inaugurazione è prevista per il 2027. Praticamente dopodomani. Vedremo. Venti anni orsono si provò a spostare il basket cittadino al Palavesuvio, e fu un flop. L’area del basket per la città rimane quella di Fuorigrotta. Il Palabarbuto è un impianto tutto sommato giusto, per l’immagine pericolante di Napoli e per le velleità cestistiche cittadine. Una stagione come quella che sta finendo, con pochi alti e tantissimi bassi, ha spesso messo in mostra tribune spoglie. Oltre uno zoccolo duro di cinquecento aficionados, il basket napoletano non arriva. Che non lo sappia Rizzetta…