Conte festeggia lo scudetto con un selfie: “e ti ho sognato… tutte le notti”
Il tecnico si è scattato una foto davanti a un muro che riportava la didascalia con la data del terzo scudetto.

Screenshot da Instagram
Dopo la vittoria del quarto scudetto del Napoli avvenuta ieri sera grazie al trionfo 2-0 sul Cagliari, Antonio Conte si è lasciato andare anche sui social.
Il tecnico del Napoli ha pubblicato un selfie davanti a un muro con la scritta “e ti ho sognato… tutte le notti. 04-05-23“, che era la data del terzo scudetto degli azzurri.
Conte ha aggiunto invece nella sua didascalia la data di ieri, ovvero “23-05-25“.
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Tanti i commenti arrivati per il tecnico, dai complimenti per la vittoria alle “preghiere” affinché resti a Napoli un’ulteriore stagione.
Conte ha vinto col suo metodo. Ma non lascia eredità culturale a una città che in fondo lo ha tollerato
Non lasciatevi ingannare dai fumi della festa. Dagli ipocriti omaggi al protagonista numero uno, all’artefice del quarto scudetto del Napoli. Al demiurgo. L’anno di Conte al Napoli è stato molto più contrastato e criticato di quanto non si creda. E al di là del tricolore in bacheca, il suo lascito culturale sarà pressoché nullo. La complessità e la profondità del lavoro svolto sono state a lungo sminuite. Ha portato il Napoli a vincere innanzitutto mentalmente. Una squadra che storicamente i testa a testa li ave a persi quasi tutti.
Nel corso di quest’annata a dir poco intensa Conte ha via via dovuto fronteggiare cascami che potremmo definire borbonici. Si cominciò con il suo essere juventino con l’aggravante di rivendicarlo con orgoglio. Anatema. Ma qui, per fortuna, parliamo di poche persone. Il grosso delle difficoltà Conte le ha incontrate, a livello ambientale, per il suo gioco. O non gioco, come lo definiscono non pochi tifosi. Non tutti, ovviamente. Ma Napoli è ormai una piazza a tutti gli effetti circense. Come se a calcio si potesse giocare solo in un modo. Quello di Sarri o quello di Spalletti. È anche una città senza memoria. Perché il Napoli di Maradona giocava come il Napoli di Conte ma in tanti non lo sanno e in tanti non se lo ricordano. Il sarrismo – come scritto – ha prodotto danni inenarrabili. È stato un vero e proprio tsunami calcistico-culturale.