A France Football: «Era il nostro capitano e si unì al Real, nostro eterno rivale. Il mio legame con il Barça a volte è stato controproducente»

Xavi Hernández è il protagonista dell’ultimo numero di ‘France Football’. L’ex allenatore del Barcellona ha ammesso di ascoltare le offerte per tornare in panchina. Non esclude nulla, nemmeno la possibilità di allenare un’altra squadra della Liga che possa essere la rivale del “suo” Barcellona.
Xavi: «La partenza di Figo nel 2000 è stata un duro colpo»
Il futuro di Xavi:
«Non ho niente di scritto, sono aperto alle offerte. Perché non allenare un’altra squadra della Liga? Cerco un progetto entusiasmante, ho l’ambizione di vincere trofei».
«Cruyff ha avuto un impatto enorme su di me. Per me il calcio è prima di tutto un gioco. Certo, l’obiettivo è vincere, ma è naturale se giochi bene e ti diverti in campo. La mia filosofia si basa su quattro ‘P’: Pressione, per recuperare rapidamente la palla; Possesso, perché se non ho palla il 90% delle volte, soffro; Posizione, ognuno occupa un’area e sa dove si trova il suo compagno di squadra; e Percezione, capire il gioco e anticipare per prendere le decisioni migliori. Aggiungerei anche una quinta ‘P’: Passione, perché se il giocatore si sente realizzato, vivrà il successo in modo più naturale».
I migliori allenatori?
«Per me, gli ex centrocampisti: Guardiola, Van Gaal, Ancelotti, Xabi Alonso, Arteta…».
Poi racconta la sua esperienza al Barcellona:
«Il Barcellona era già venuto a cercarmi due volte prima di Laporta, ma non mi sentivo ancora pronto. Ecco perché ho trascorso due stagioni e mezza all’Al Sadd, dove ho potuto allenarmi, provare cose e vincere titoli. Il mio primo anno e mezzo al Barcellona è stato molto, molto buono. Siamo arrivati secondi prima di vincere LaLiga nel 2023, così come la Supercoppa spagnola. Poi, i risultati sono stati meno buoni. Le partenze di Jordi Cruyff e Mateu Alemany sono state dure colpi. Il club si trovava in una delle peggiori situazioni della sua storia, persino peggiore di quella dei primi anni 2000. Le aspettative erano molto alte rispetto alla mia storia da allenatore. Il mio profondo attaccamento al Barça a volte è stato controproducente. Forse a volte sono stato troppo sentimentale, ma ho imparato tanto».
Xavi racconta alcuni retroscena della sua carriera da calciatore:
«La partenza di Luis Figo nel 2000 è stata un duro colpo. È stato un po’ come Messi, al suo apice, che ha lasciato il club dopo aver vinto il Pallone d’Oro. Figo era il nostro capitano, il nostro miglior giocatore e si è unito al Real Madrid, il nostro eterno rivale. Ci sono voluti tre o quattro anni per rimetterci in piedi».
«Non vincevamo da due anni e a Cruyff fu chiesto chi secondo lui avrebbe dovuto guidare il Barça e lui rispose senza esitazione: ‘Guardiola’. Avevo giocato con lui e sapevo che era un perfezionista e ossessionato dalla nostra filosofia di gioco. Ero convinto che ci sarebbe riuscito».
Quella squadra era incredibile:
«Con Pep ho capito che potevo competere con chiunque e sono riuscito a raggiungere il top della mia carriera. Quel Barça sarà ricordato. Abbiamo avuto la migliore generazione nella storia della Spagna, formatasi a La Masia, con il miglior giocatore della storia, Messi. Non so se siamo la migliore squadra di tutti i tempi, ma essere considerati tra le quattro o cinque squadre che potrebbero esserlo è un grande privilegio».
La generazione d’oro della Spagna che vinse il Mondiale:
«Prima era utopico che uno spagnolo potesse vincere la Coppa del Mondo e con questa generazione abbiamo cambiato questa mentalità. Prima, raggiungere i quarti di finale era già un traguardo. Oggi, se non vinciamo, sembra quasi un fallimento. Abbiamo cambiato la storia del calcio spagnolo. Questa squadra sarà ricordata per sempre».