L’ex portiere a Calcio Selvaggio: «A Coverciano prima dell’Europeo ci dice: “Chi non supera i test miei, non viene convocato”. C’era gente che si faceva le punture di Toradol… E lì ti dà un’idea»

Al podcast Calcio Selvaggio è intervenuto Federico Marchetti, ex Lazio e Genoa. In carriera è stato allenato da Conte in Nazionale e anche da Inzaghi. Di seguito le sue parole:
«Il mister (Conte, ndr) lo conosco bene. Non è uno che si lascia sfuggire il bottino se ce l’ha li vicino. Stanno sulla via che lui aveva già in mente. Conte l’ho avuto in Nazionale, era un Conte ridimensionato per come pressava i giocatori. Quelli della Juve mi dicevano: “se lo vedevi al club era ancora peggio”. Condottiero incredibile. Con lui abbiamo fatto una esperienza incredibile. Conte è un allenatore che ti vuole imporre abbastanza le sue idee. Sono differenti con Inzaghi in questo. Poi è cambiato, è migliorato. Nelle difficoltà, nelle letture della partita ho visto delle scelte fatte negli ultimi periodi».
«La bilancia pende per Conte per l’aspetto mentale-motivazionale»
Leggi anche: Sabatini: «Questo alibi che Conte ne ha solo 11 e poi il diluvio non è corretto»
«Inzaghi l’ho avuto alla Lazio. Il primo Inzaghi. Lui è un gestore», continua Marchetti.
Conte o Inzaghi?
«Direi Conte, perché da subito l’ho vissuto in Nazionale. Lui mi ha parlato chiaro fin dall’inizio. Venivo da un anno precedente vissuto non benissimo, con problemi fisici. Lui prende la guida della Nazionale e mi chiama: “ti devo vedere, andiamo”. Uffici della federazione a Roma e mi fa: “Io credo in te, ho bisogno di portiere, di te, Buffon e Sirigu. Quindi se tu stai bene sei dentro. Ho bisogno di gente del tuo spessore e che mi dai una mano”. Già quando uno ti chiama e ti parla così…io ti do tutto, cioè, posso fare il terzo, il quinto e quindi già in quell’aspetto lì è determinante. Poi la preparazione l’ho vissuta sul campo. Lui è un vincente nei particolari come prepara, come motiva tutti, anche quello che gioca meno ti dà quella forza di non mollare. Quindi diciamo che l’ago della bilancia è l’aspetto mentale-motivazionale».
«Ci siamo riuniti a Coverciano prima di partire per l’Europeo a fare la preparazione. Ci ha detto: “Chi non supera i test miei, non viene convocato. Può essere De Rossi, chi non li supera…” C’era gente che si faceva le punture di Toradol per fare i test… E lì ti dà un’idea, il suo messaggio “la strada è quella, mi seguite e andiamo a dar fastidio a tutti”».