«Negli anni 80 si correva di meno? Proviamo il paragone con la nazionale di Spalletti: i più dinamici a centrocampo sono Tonali e Barella, ma tra loro e Tardelli chi sceglieresti? Io so già la risposta».

Il Guerin Sportivo intervista Spillo Altobelli, indimenticabile protagonista del 3-0 della vittoria dell’Italia nel Mondiale ’82. A novembre compirà 70 anni e ribadisce la sue fede nerazzurra:
«In famiglia siamo tutti interisti, nessuno escluso. Nonni, figli, nipoti, una colonia nerazzurra. Quando giocavo a Brescia anche il presidente Saleri tifava Inter e così anche se avevo richieste da mezza serie A lui ha fatto in modo di portarmi a Milano. È stata la scelta giusta»
L’Inter è guidata da Simone Inzaghi, anche se si dice che gli ex attaccanti difficilmente diventano bravi allenatori…
«E infatti quello che si dice non è vero. All’inizio in tanti titubavano, ma oggi Inzaghi sta diventando uno dei più grandi allenatori della storia dell’Inter».
Un’altra cosa che si dice spesso è che negli anni Ottanta si corresse di meno…
«Non è vero! Vuoi dirmi che uno come Tardelli correva meno di un centrocampista di oggi? Proviamo il paragone con la nazionale di Spalletti: i più dinamici a centrocampo sono Tonali e Barella, ma tra loro e Tardelli chi sceglieresti? Io so già la risposta».
Torniamo a oggi. Il Napoli è in testa con l’ex Inter Lukaku…
«All’Inter lo vedono come un traditore, ma io preferisco andare oltre. È un ottimo attaccante ma tra lui e Lautaro abbiamo tenuto quello più forte, così come la ThuLa è meglio della LuLa, non ho dubbi in proposito. Vedo l’Inter favorita, poi ci sono il Napoli e la Juve, che alla fine arriva sempre».
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Oggi si gioca troppo?
«Nella stagione 1984-85 ho giocato cinquantuno partite con l’Inter e otto con la nazionale, non proprio pochissime. Sono tra quelli che non pensano che oggi si giochi troppo. Anche noi giocavamo in campionato, in Coppa Italia in Europa e con la nazionale e in più non ne potevamo mai saltare una perché mentre oggi le rose sono enormi, un tempo eravamo in quattordici o quindici. C’erano gli undici che scendevano in campo, tre riserve e qualche giovane. Oggi i giocatori sono il doppio e ci sono le cinque sostituzioni. Tutti possono essere importanti, mentre io ero sempre in campo».