Disciplina e lavoro duro non sono solo merce d’importazione, come confermano gli esempi di Mennea e degli Abbagnale

Secondo Luigi Garlando, Antonio Conte, tecnico del Napoli, sta coltivando una missione sommersa, ovvero diventare il primo allenatore del Sud a vincere con una squadra del Sud. Sulla Gazzetta, Garlando parte dal presupposto che, storicamente, a far vincere le squadre del Sud sono stati tecnici arrivati nord, freddi, distaccati e razionali.
Antonio Conte sta coltivando una missione sommersa: diventare il primo allenatore originario del Sud a far trionfare una squadra del Sud. Nel mondo globalizzato, insofferente ai confini nazionali, un’osservazione di questo tipo può suonare anacronistica, se non addirittura scivolosa. E invece sarebbe una prima volta non banale che andrebbe a frantumare un pregiudizio antico e ingeneroso: che in una piazza calda, istintiva ed entusiasta come quella di Napoli, fosse necessaria una guida gelida, cerebrale, rigorosa, precettata al Nord, per compensare la dispersiva euforia di casa e vincere qualcosa d’importante. Come se disciplina e lavoro duro fossero solo merce d’importazione, mentre splendidi eroi olimpici come Mennea e gli Abbagnale hanno dimostrato il contrario.
Conte insegue il primo, storico, scudetto totally made in Sud
Scrive Garlando:
Conte si annuncia rivoluzionario: insegue il primo, storico, scudetto totally made in Sud. Vero che Antonio ha una forma mentis tedesca e, come ha osservato il regista Paolo Sorrentino nella bella intervista alla Gazzetta, «è l’anticinema, ideale per Napoli», ma il sangue è inequivocabilmente leccese. Antonio non è nato per gettare secchiate di ghiaccio, ma per aggiungere fuoco al fuoco. L’ha appena ribadito: «Io non fermo chi sogna». Anonimo a chi? Conte è il Maradona di questa squadra, molto più di Kvara e Lukaku. Il quarto scudetto (gli amici napoletani tocchino pure tutti i cornetti rossi possibili), sarebbe qualcosa di unico, mai visto, e celebrerebbe l’orgoglio del Meridione come mai in passato.
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