Ne ha parati tre in tredici giorni, l’ultimo a Mbappé. «Sa aspettare, resta fermo, poi improvvisamente parte e per il calciatore non c’è scampo»
«Rigore parato a Mbappé? Ero sicuro». Dice il portiere irlandese Caoimhìn Kelleher
Il portiere del Liverpool Caoimhìn Kelleher è stato uno dei principali protagonisti della vittoria del Liverpool per 2-0 sul Real Madrid. Quello a Mbappé è stato il terzo rigore parato nel giro di tredici giorni e il quarto nella sua carriera. Sta giocando perché si è fatto male Alisson. Ricorda Athletic che Klopp lo definì il migliore al mondo tra i secondi portieri.
«Non guardo mai l’avversario». Ha detto Kelleher a TNT Sports, quando gli hanno chiesto della sua parata. «Ero sicuro di me. Ho parato già due rigori la scorsa settimana. E per fortuna è andata bene anche questa volta».
Un aspetto da sottolineare è che Kelleher non fa appello ad alcun escamotage per ottenere vantaggi.
«Ogni portiere è diverso, ma quel che spicca con Kelleher è quanto sia calmo e paziente in queste situazioni». Ha dichiarato l’analista di Athletic Matt Pyzdrowski. «Sta in piedi, composto per tutto il tempo. È l’opposto di altri portieri come Emiliano Martinez che balla sulla linea e cerca di istigare l’attaccante con parole sconce, movimenti e gesti».
Kelleher mostra compostezza. Usa un vecchio trucco del portiere, aprendo le braccia sopra la testa per riempire la porta e farla sembrare più piccola.
«Kelleher ha saputo prevedere molto bene le mosse di Mbappé. Ha avuto pazienza. Ha aspettato e aspettato e poi finalmente, mentre Mbappe stava per colpire la palla, era già troppo tardi per lui» continua Pyzdrowski.
Non è solo l’immobilità che ha reso Kelleher così formidabile, ma il modo in cui si posiziona prima che il giocatore stia per calciare. Mette un piede fuori dalla linea nel momento preciso in cui la palla viene calciata. Sposta il peso in avanti, il che lo agevola. Gli dà energia e potenza per lanciarsi verso la palla.
I rigori sono sfide psicologiche e ogni volta che Kelleher ne vince una, aumenta sempre di più la fiducia in se stesso e la reputazione agli occhi degli altri. Entra in campo dopo aver studiato come tutti i portieri moderni, con i dati dei rigori impressi nella mente.
«Quando accumuli successi e inizi a diventare un para-rigori, la fiducia aumenta» aggiunge Pyzdrowski. «E tutta quella pressione psicologica gioca anche sulla mente dell’attaccante. Quando si compie una parata di alto profilo in Champions League come quella che ha fatto Kelleher, la gente inizia a farci caso».