Per il Corsport: nel trionfo dello scudetto perde la testa ma prima di precipitare afferra Antonio Conte e si salva. Lascia il Napoli a chi sa di calcio
Vent’anni di De Laurentiis l’ultimo Borbone. Sul Corriere dello Sport Mimmo Carratelli scrive uno splendido ritratto di De Laurentiis e dei suoi vent’anni di presidenza del Calcio Napoli. Ampio ritratto di cui riportiamo le righe finali.
Scrive Carratelli:
L’anno dopo via Koulibaly e i poeti del sarrismo Mertens e Insigne. Spalletti si lamenta: «Mi hanno ceduto i migliori». Giuntoli porta a Napoli Kim e Kvratskhelia, sconosciuti spernacchiati dal volgo. Il Napoli vola e stravince lo scudetto. Aurelio gongola, ha dimezzato lo svantaggio su Ferlaino. Nel trionfo perde la testa e perde Spalletti. Inscena allo stadio un kolossal di luci, suoni e balli, attore unico e protagonista Aurelio De Laurentiis, la sua barba, il suo microfono. Lo scudetto è l’affermazione definitiva dell’io sono io e voi non siete un cazzo. Giunto al culmine del successo, ne evita le vertigini e ne fa una conquista personale travestendosi da onnipotente del pallone. Ma precipita dall’alto del suo cielo incappando, l’anno dopo, nel tracollo della sua irresistibile spocchia. Invitando Thiago Motta ad allenare il Napoli, alla domanda del brasiliano su chi fosse il direttore sportivo, andato via Giuntoli, gli risponde faccio tutto io, e quello scappa.
De Laurentiis re di Napoli
Dal baratro di un decimo posto che cancella scudetto, entusiasmo, simpatie e solidarietà di circostanza, e cancella lui stesso, Aurelio che fa tutto lui, prima di precipitare afferra Antonio Conte e si salva. Ha imparato la lezione. Rinuncia alla passerella tra i tifosi, scompare dalle conferenze-stampa, si defila e lascia il Napoli e il calcio a chi sa di calcio concedendosi una sola sciccheria personale, la presentazione di Conte a Palazzo Reale. L’ultimo guizzo dell’ultimo Borbone, Aurelio De Laurentiis re di Napoli e, in fin dei conti, un estroverso birbante del pallone.