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Binaghi: «Il Coni di Malagò è antidemocratico, è un morto che cammina»

L’intervista del CorSport: “per garantire il voto a Malagò nel Coni il calcio conta quanto il tamburello. Non coltivo il protagonismo, io”

Binaghi: «Il Coni di Malagò è antidemocratico, è un morto che cammina»
Roma 31/01/2024 - conferenza stampa Jannik Sinner / foto Image Sport nella foto: Angelo Binaghi

Angelo Binaghi è stato rieletto presidente della Federtennis (e padel) fino al 2028, con il 96,23% dei consensi. “Una percentuale da Kim Jong-un”, scrive Ivan Zazzaroni che l’ha intervistato per il Corriere dello Sport. Binaghi prende il plebiscito alla Binaghi, ovviamente: “Se fosse andata diversamente credo che ci sarebbe stato da farsi delle domande sulla correttezza del sistema. Noi dobbiamo essere giudicati per i risultati e il valore che riusciamo a generare, non per il fatto di essere antipatici o simpatici, belli o brutti. E comunque non è stato premiato il presidente, ma l’intera classe dirigente, coloro che hanno fatto crescere il movimento in questi anni”.

L’intervista regala anche qualche frase da appuntarsi per il futuro. Tipo: “Risultare simpatico è proprio l’ultimo dei miei obiettivi… L’antipatia offre ottime tutele. Crea selezione”. O ancora meglio: “Non coltivo il protagonismo, io”.

Binaghi parla del caso-doping di Sinner, ancora in piedi: “Innanzitutto ringrazio chi mi ha informato soltanto poche ore prima che lo sapessero i giornali, risparmiandomi quattro mesi di agitazione e notti insonni. La ricostruzione del fatto è stata minuziosa, non è stato trascurato un solo dettaglio, logica e coerente la decisione. Sono molto sereno. Credimi, non ho trovato nessuno, neppure l’ultimo dei cretini, disposto a ritenere che Sinner si sia dopato. Lui è uno dei giocatori più corretti al mondo. Il tennis sta aiutando il nostro Paese a dare un’immagine differente. All’estero non erano abituati a vedere italiani con questa intelligenza, con questa preparazione, con questa educazione“.

Il succo però riguarda la sua battaglia politica contro Malagò. Binaghi non ama trattenersi: “Una simpatia viscerale direi. Il punto è che lui non ha ancora capito bene la differenza che passa tra un’azienda privata e un ente pubblico come il Coni. Quando dice, ad esempio, di essere insostituibile perché un anno dopo la fine del suo mandato ci sono le Olimpiadi non si rende conto che qualunque altra persona di buonsenso direbbe di non preoccuparsi, offrendo in ogni caso la propria disponibilità ad accompagnare nel migliore dei modi il nuovo presidente verso una transizione che possa essere la migliore possibile. Che poi è quello che Pagnozzi e Petrucci fecero come presidente e ad di Coni Servizi quando Malagò fu eletto. Questo significa avere il senso dello Stato e della cosa pubblica”.

In questi venti anni mi sono reso conto che il Coni è un organismo con una struttura obsoleta e antidemocratica poiché consente la difesa del sistema in quanto tale e di agire per meri scopi elettorali. In tredici anni Malagò non ha fatto alcuna riforma, lasciando pensare di non avere idee e soluzioni strutturali per uno sport migliore. Si rifugia dietro le invasioni della politica, ma la politica entra in scena quando lo sport non fa quello che deve fare e non è in grado di migliorarsi da solo”.

“L’attuale sistema elettorale è un obbrobrio. Qualcuno mi dovrebbe spiegare perché il calcio, che ha più di un milione di atleti tesserati, vale un voto esattamente come piccole federazioni che ne hanno solo qualche centinaio? La polverizzazione del voto delle federazioni è antidemocratica e inficia il sistema rappresentativo, ma è necessaria per garantire la continuità presidenziale. Sto parlando di piccole realtà che non hanno né i numeri, né la struttura per poter crescere e promuovere il loro sport e che quindi sono un danno, in prima battuta, proprio per il loro, di sistema. Eppure il loro parere conta come quello del calcio, siamo all’assurdo”.

“Lo sport italiano, e non il Coni, vince di più grazie alla riforma che Malagò ha cercato di combattere in ogni modo possibile, ma che alla fine, grazie a Dio, ha tenuto. E il paradosso è che lui si prende il merito di questi successi”.

Binaghi smentisce le voci di una corsa sua alla presidenza del Coni: “Cosa ho fatto di male per fartelo credere? Non dirlo nemmeno per scherzo. Io sto benissimo dove sto, mi occupo dello sport che amo e per il quale ho tante cose da fare e tanti progetti da realizzare. L’esperienza oramai lontanissima di membro di Giunta del Coni è stata per me la più negativa di tutte. È impossibile, io in quel palazzo sono l’eretico”.

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