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Ancelotti: «Un leader deve saper ascoltare. Non bisogna pensare di sapere tutto solo perché si è il capo»

«Le critiche danno fastidio quando non si è capaci di fare autocritica. Non è vero che sono sempre calmo. Mi arrabbio raramente, ma quando lo faccio mi arrabbio parecchio»

Ancelotti: «Un leader deve saper ascoltare. Non bisogna pensare di sapere tutto solo perché si è il capo»
Madrid 08/05/2024 - Champions League / Real Madrid-Bayern Monaco / foto Imago/Image Sport nella foto: Carlo Ancelotti ONLY ITALY

Ancelotti ha tenuto una conferenza al “Mexico Siglo XXI‘ della Fondazione Telmex. L’allenatore del Real Madrid ha parlato di chi lo ha spinto a seguire la carriera di tecnico e ha spiegato la sua visione del ruolo.

«Non ho sempre pensato di fare l’allenatore. Un giorno, al Milan, Sacchi mi disse: “Il giorno in cui smetterai di giocare vorrei che tu fossi il mio assistente”. Era un genio del calcio. Ha cambiato modo di allenare. È stato un grande maestro. Mi ha dato molto, come Eriksson. La cosa importante è la conoscenza. Quando inizi non hai esperienza. Non si può comprare. Arriva con il tempo, ma non la conoscenza. La passione e la curiosità sono importanti. C’è sempre qualcosa da imparare».

«Le incontro ogni giorno. È un lavoro con molto potere e responsabilità. Posso scegliere a che ora allenare, chi allenare, ma alla fine si tratta di un rapporto tra persone. Questo è l’aspetto più importante. A volte chiedo ai giocatori “chi sei” e loro rispondono “sono un giocatore”. E io rispondo: “No, tu sei una persona che gioca a calcio”. Cerco di avere un rapporto a livello personale oltre che professionale, perché così si può ottenere di più. Cerco di farlo. Non è facile perché i giocatori vogliono sempre giocare. E 11 lo fanno, ma 15 vanno a vedere la partita. Questa è la cosa più complicata. Ma se riesci ad avere un buon rapporto personale, ti aiuta a lavorare meglio».

Sulla vicinanza ai giocatori:

«Devi essere onesto con le persone. Ho formato il mio carattere circondandomi di persone tranquille».

Sulla leadership:

«È molto difficile spiegare come deve essere un leader. È molto più importante convincere che imporre. Un leader deve avere la capacità di ascoltare chi lavora con te. Possono sempre darti idee che possono aiutarti. È importante ascoltare e non pensare di sapere tutto perché si è il capo. Si può sempre imparare».

Ancelotti sui grandi giocatori che ha al Real Madrid

Sul mettere insieme grandi giocatori come Mbappé, Rodrygo, Vinicius:

«Il Real Madrid ha standard molto alti perché è il club più grande del mondo e ha i giocatori più grandi. Bisogna essere in grado di mettere la loro qualità al servizio del club. È quello che cerchiamo di fare ogni anno. Quest’anno, i nuovi arrivati come Kylian ed Endrick si stanno adattando molto bene. Faremo una grande stagione competendo in tutti i tornei. Vincere è molto complicato, ma il nostro dovere è quello di giocarcela in ogni partita come sempre in questo club. Non mollare mai e giocarsela fino alla fine. Questo è ciò che si deve fare quando si indossa la maglia».

Sentimenti riguardo alla vittoria e alla sconfitta:

«La sconfitta è un momento di tristezza, ma anche un’opportunità per cercare di migliorare le cose. Bisogna rialzarsi, come nella vita. La vittoria non è una vera felicità. La vedo come un sollievo perché tre giorni dopo hai un altro esame. Le critiche possono tornare. E le critiche danno fastidio quando non si è capaci di fare autocritica. Se la fai, le critiche passano in secondo piano».

Sulla gestione delle partite:

«Bisogna avere un’idea chiara di ciò che si deve fare. È importante ascoltare il proprio assistente, il giocatore…. Una vita senza pressione o un po’ di stress non esiste. Non troppo stress, ma un po’ di stress fa da carburante. Il giorno in cui non proverò alcuna emozione prima di una partita, sarà il giorno in cui dovrò smettere. Prima di una partita c’è preoccupazione, c’è una sensazione negativa pensando che non andrà bene, che prenderemo un gol? Quando inizia la partita, tutto si ferma. Quindi, bisogna trovare la calma per gestire le situazioni di gioco».

Sul suo essere un allenatore tranquillo:

«In panchina bisogna sempre essere positivi perché bisogna parlare con i giocatori. Non è vero che sono sempre calmo. Mi arrabbio raramente, ma quando mi arrabbio mi arrabbio parecchio. Il cavallo ha due modi per saltare: con la frusta o con la carota. Lui salta in entrambi i modi. Bisogna scegliere. Se lo colpisci con la frusta ti può lanciare da dietro, se gli dai la carota ti aiuta».

 

 

 

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