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Percassi: «Durante la finale facevo la radiocronaca da solo e mi vergognavo perché dietro di me c’era Ceferin»

Alla Gazzetta: «Ogni tanto mi giravo e gli chiedevo scusa: “Devo farlo, anche se non mi sentono”. Mi vergognavo anche un po’: “Penserà che io non sia normale”. Invece era molto divertito».

Percassi: «Durante la finale facevo la radiocronaca da solo e mi vergognavo perché dietro di me c’era Ceferin»
Mg Bergamo 09/05/2024 - Europa League / Atalanta-Olympique Marsiglia / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Antonio Percassi

La Gazzetta intervista Antonio Percassi, presidente e proprietario dell’Atalanta, fresca vincitrice dell’Europa League. Le parole di Percassi confermano che l’Atalanta non è una favola ma una storia imprenditoriale ragionata e programmata. Nelle sue parole ampio spazio anche alle emozioni e al futuro, soprattuto quello legato a Gasperini che il Napoli attende a braccia aperte

«Le ripeto quello che ho detto mercoledì: ci vedremo e parleremo, ma sono fiducioso»

Percassi: «Koopmeiners? Se fai un’operazione, è perché hai un sostituto equivalente»

Prima e dopo la finale le lacrime per l’emozione e per la gioia. Da quanto non piangeva così?

«Mi succede abbastanza spesso: l’Atalanta è la più emozionante delle nostre aziende. Ma stavolta abbiamo toccato il cielo: prestazione stratosferica».

Quando ha iniziato a credere a questa coppa?

«La sera di Anfield mi sono detto: “Non ci credo, ma adesso ci dobbiamo credere”».

Il complimento più bello che ha ricevuto da mercoledì sera?

«Mi sono arrivati messaggi da gente che non sentivo da una vita, ma le racconto questa: allo stadio Ceferin era vicino a me, e io come sempre facevo lamia radiocronaca, perché parlo con i mie i giocatori dalla tribuna. Ogni tanto mi giravo e gli chiedevo scusa: “Devo farlo, anche se non mi sentono”. Mi vergognavo anche un po’: “Penserà che io non sia normale”. Invece era molto divertito».

Quando scelse suo figlio Luca come amministratore delegato gli diede una missione: “Devi tenere l’Atalanta in A per dieci anni”. Diciamo che non si è posto limiti…

«Detto non da padre, lui è un professionista del calcio molto quotato, con un metodo e un atteggiamento molto suoi. È cresciuto tanto, e gli sono tanto riconoscente: anzitutto per il lavoro fatto per il settore giovanile, il primo mattone che gli ho detto avrebbe dovuto mettere».

Si possono ancora rifiutare 50-60 milioni per Koopmeiners?

«Solo se fosse una scelta coerente con una strategia necessaria ad un club di provincia che deve avere sempre i conti a posto. Ma se fai un’operazione, è perché hai un sostituto equivalente: non siamo sprovveduti a vendere senza paracadute giocatori fondamentali per l’Atalanta».

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