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Luc Merenda: «Oggi mi chiamano in tv e mi propongono film perché sono tutti morti»

A La Verità: «In ascensore conobbi Brigitte Bardot, ma siamo salito solo un piano. Se fossimo stati in un grattacielo americano…»

Luc Merenda: «Oggi mi chiamano in tv e mi propongono film perché sono tutti morti»

La Verità intervista l’attore Luc Merenda che ha appena realizzato il documentario Pretendo l’infermo, diretto da Eugenio Ercolano, in cui racconta, attraverso la sua vita, gli anni Settanta. «Sono testimone di un’epoca storica che ho vissuto all’interno del cinema, spesso nella parte del commissario di polizia. Ovviamente per me era più facile rispetto ai veri poliziotti: mi ammazzavano e il giorno dopo ero di nuovo a girare un’altra sequenza.»

Racconta come ha iniziato a lavorare in Italia

«Appena arrivato in Italia, dopo aver fatto Sole rosso con Charles Bronson e Alain Delon, sono capitato al Number One, il celebre locale notturno, dove erano tutti fatti. Ho pensato: “Qui bisogna portarli all’ospedale”. Ho incontrato il press agent Enrico Lucherini, molto simpatico. “Ahh, chi dei tu?”. “Io sono uno che si trona in posti strani..”. “Fai l’attore?”. “In Francia sì”. “Che posso fare per te?”. L’agente Olga Oritz Primus mi aveva fatto una ista di cinque registi da cui andare: Visconti, Patroni Griffi, Bolognini, Pasolini e Zeffirelli, quindi ho chiesto a Lucherini se mi poteva aiutare a incontrare Visconti, che consideravo un genio»

Da Visconti passò ai western con Alfio Caltabiano e poi ai polizieschi, poi ha smesso di fare l’attore: «Quando il limone è spremuto meglio cambiare frutta»

Il suo sogno era fare un fil comico: «Ne I Pompieri ho lavorato con Paolo Villaggio, geniale, il più grande di tutti, umanamente, intellettualmente, eruditamente, è chiaro che non potevo essere come lui, o come Lino Banfi o Enzo Cannavale, due altri grandi»

Da quando è di nuovo in Italia lo invitano in televisione e nei festival e gli propongono film, ma secondo lui non per la simpatia: «Ma no, mi chiamano perché sono tutti morti»

Due incontri inaspettati

«Ho visto Romy Schneider! Si dà il caso che il mio padrino conosceva il regista Claude Sautet perché gli aveva venduto una casa a Saint-Tropez: “Dai, c’è una serata, vacci…”. “Ma no, che mi frega”. Non mi sono mai voluto proporre. “Per favore vacci, gli ho venduto una casa. Come minimo ti riceve”. In ascensore vedo Romy DSchneider con accanto un uomo piccolo e brutto. Saliamo cinque piani e io e lei ci guardiamo. Ovviamente non pensavo al tappo che aveva accanto, poi alla fine me lo presentano: era Sautet! Ovviamente non mi ha preso in un suo film! In ascensore ho conosciuto anche Brigitte Bardot, ma siamo salito solo un piano. Se fossimo stati in un grattacielo americano…»

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