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Materazzi: «La lite con Zidane non rende giustizia alla mia carriera»

Al “Times”: «Mi offrì la sua maglia e io gli dissi di no, che preferivo sua sorella. Poi si è voltato e ha reagito come tutti ricordano. Non l’ho mai più rivisto»

Materazzi: «La lite con Zidane non rende giustizia alla mia carriera»
Db Milano 27/04/2019 - campionato di calcio serie A / Inter-Juventus / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Marco Materazzi

A quasi 18 anni dalla finale del Mondiale del 2006, il “Times” ha intervistato Materazzi e ha ripercorso con lui i ricordi di quella finale che portò l’Italia alla vittoria. In particolare, si parla della testata che Zidane diede all’ex difensore italiano. Un’immagine che ancora oggi Materazzi ricorda con amarezza.

«Non mi piace, perché non rende giustizia a quella che è stata la mia carriera. Quell’episodio non sarebbe mai dovuto accadere. Nella tensione di quella finale di Berlino, tra i battibecchi e gli insulti, Zidane mi offrì la sua maglia e io dissi di no, che preferivo sua sorella. Poi si è voltato e ha reagito come tutti ricordano. Non ho mai più rivisto Zinédine».

Materazzi: «Ciò che mi manca di più della competizione è lo spogliatoio»

Materazzi gioca ancora delle partite di esibizione.

«Ricondividere il campo con gente come Julio Cesar, Maicon, Zanetti, Lucio, Sneijder, Cambiasso, Figo o Diego Milito è un misto di felicità e nostalgia. Quello che mi manca maggiormente, più che la competizione, è lo spogliatoio. Quella sensazione di avere una famiglia oltre alla tua, persone con cui vivi ogni giorno e con cui condividi assolutamente tutto».

Poi il ricordo di Mourinho, che Materazzi ricorda come l’allenatore migliore che abbia mai avuto.

«Lo era, senza dubbio. E nonostante tutto, non è stato facile accettare la mia situazione iniziale. Ero abituato a essere importante, a fare il capitano, ma con Mourinho ho cominciato a perdere risalto. Tuttavia è stato onesto con me fin dal primo momento, quando mi ha detto che sarei stato meno coinvolto. È stato un peccato non esserci incontrati prima».

L’addio a Mourinho

«A volte le parole sono superflue e un semplice abbraccio spiega tutto. Abbiamo pianto. Quel momento è stato tremendamente emozionante. Gli ho chiesto perché se ne andava. Perché mi lasciava solo? Non avevo un buon rapporto con l’allenatore che sarebbe arrivato, Rafa Benítez, non mi piaceva. Ero convinto che con Mourinho avremmo potuto continuare a vincere. Magari non un’altra Champions League, ma altri titoli. Ma aveva già deciso di partire per il Real Madrid».

Poi il ricordo della sua esperienza all’Everton

«A quel tempo la Premier League era diversa, niente come lo è adesso. L’Italia era molto meglio. Allora, se giocavi in un altro Paese, era quasi impossibile ricevere la convocazione da parte del Ct della Nazionale. Quasi non esistevi. È successo a giocatori come Zola o Vialli. Sono andati in Inghilterra e hanno perso il loro status».

 

 

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