ilNapolista

Giancarlo Leone: «L’addio di Amadeus alla Rai non è un danno irreparabile, lui vive di format» (Libero)

L’esperto di dinamiche televisive: «Quello di Fiorello lo sarebbe. Per Sanremo? Chiusura a mezzanotte e mezzo invece delle due, 20 cantanti e rimetterei il Dopofestival»

Giancarlo Leone: «L’addio di Amadeus alla Rai non è un danno irreparabile, lui vive di format» (Libero)
Sanremo (Im) 11/02/2023 - 73° Festival di Sanremo / foto Image nella foto: Amadeus

L’addio o la fuga di Amadeus alla Rai sta facendo discutere non poco, soprattutto sulla questione futuro. Il vero interrogativo è se questo addio, dopo il successo ottenuto con Sanremo, possa trasformarsi in una catastrofe per la Rai. A rispondere, sulle pagine di Libero è Giancarlo Leone che è stato vicedirettore generale, direttore di Raiuno negli anni del Sanremo di Carlo Conti, direttore di Rai Intrattenimento e Rai Cinema. Oggi è presidente dell’Osservatorio italiano audiovisivo e ad di Q10 Media.

L’addio di Amadeus è un danno riparabile

«L’addio di Amadeus è stato un danno. Sì. È un numero uno della tv, ma non dimentichiamo che lui vive di format, come Carlo Conti, Paolo Bonolis e Antonella Clerici. Ci sono danni irreparabili e riparabili. Il suo addio fa parte dei secondi. Perché basta che la Rai trovi un sostituto della trasmissione Affari tuoi come lo aveva trovato per l’Eredità che poi è stato condotto egregiamente anche da altri (Conti, Frizzi, Liorni ecc)».

Quindi quali addii mette nella categoria “danni irreparabili”?

«Lo è stato Fabio Fazio, lo sarebbe Fiorello che però lavora sempre a progetto. O Roberto Benigni: sono loro il programma, il brand. Gli altri lavorano nei programmi».

Però gli ascolti che Amadeus ha fatto a Sanremo altri se li sognano.

«Ha fatto una straordinaria operazione, ma il trionfo moderno del Festival di Sanremo è stato possibile grazie a tre passaggi chiave. Primo: Paolo Bonolis nel 2005 che lo ha fatto ritornare glamour. Secondo: Carlo Conti che ha condotto tre edizioni di grande ritmo e crescita, con un modello sintetico e veloce. Terzo: Amadeus, che si è allungato fino alle due di notte aumentando giocoforza lo share. Non dimentico le edizioni di Fabio Fazio e Gianni Morandi, ma le tappe sono state tre».

E quindi, dopo, chi piazzerebbe?

«Non parlerei di nomi, ma di formule. Chiusura a mezzanotte e mezzo invece delle due di notte, 20 cantanti al posto di 30. Punterei al numero di telespettatori: se il programma è più corto, si alzano. Rimetterei il Dopofestival per avere una copertura pubblicitaria fino tarda notte. L’altra strada sarebbe consolidare il percorso di Amadeus ma eviterei per non incappare nei gorghi mediatici del flop o non flop».

ilnapolista © riproduzione riservata