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De Rossi su Ndicka «Se la nostra reazione ha meritato i complimenti vuol dire che siamo marci come società»

In conferenza: «Abbiamo fatto quello che ci sembrava automatico fare. Ci siamo riscoperti famiglia anche in questi momenti e non solo quando vinciamo le partite»

De Rossi su Ndicka «Se la nostra reazione ha meritato i complimenti vuol dire che siamo marci come società»
Mg Genova 18/10/2022 - Coppa Italia / Genoa-Spal / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Daniele De Rossi

Il tecnico della Roma, Daniele De Rossi ha parlato oggi in conferenza per presentare la sfida di ritorno di  Europa League contro il Milan. Tra i tanti argomenti toccati c’è stato quello relativo alla partita, sospesa e mai ripresa, di domenica contro l’Udinese per il malore di Ndicka. Il difensore della Roma ha accusato, secondo quanto riportato da Dazn, un dolore al petto ed è uscito dal campo in barella cosciente, alzando il pollice per rassicurare chi gli stava attorno. Gli esami hanno scongiurato che si fosse trattato di un infarto e confermato che era una compressione polmonare, con possibile pneumotorace

De Rossi su Ndicka

«Sta bene ed è la cosa più importante. Penso che ognuno ne trarrà l’insegnamento che vuole trarne. Abbiamo ricevuto complimenti per una cosa che considero normale. Abbiamo fatto quello che ci sembrava automatico fare. Se qualcuno vuole trarne un insegnamento vuol dire che siamo marci come società. Qualcuno ha visto anche che ci volevamo marciare. Il ragazzo dell’elettrocardiogramma ci ha detto che c’era un infarto in corso, quindi quando c’è quel dubbio non ti permette di continuare. Penso che qualsiasi allenatore e giocatore si sarebbe irrigidito di fronte a una situazione del genere. Non ci sono insegnamenti, ma solo momenti in cui fare ciò che è normale. Noi siamo stati molto uniti in questo. Ho fatto i complimenti ai ragazzi, non c’era uno che volesse continuare a giocare. Ci siamo riscoperti famiglia anche in questi momenti e non solo quando vinciamo le partite»

Elogio della Roma

Il Guardian ha elogiato la crescita del calcio italiano nelle situazioni di emergenza, come quanto successo ieri sera al difensore della Roma Evan Ndicka, crollato in campo dopo un malore. Non c’era ancora stato questo progresso quando dodici anni fa Morosini perse la vita nel match tra Livorno e Pescara.

È stato facile temere il peggio quando Evan Ndicka è caduto. Dodici anni dopo la morte di un altro calciatore, Piermario Morosini, c’è stato il timore di un possibile déjà-vu. Il portiere della Roma, Mile Svilar, e un avversario, Lorenzo Lucca, sono stati i più veloci a raggiungere il difensore e gesticolando hanno confermato che era necessario l’urgente ingresso dei medici. Ndicka tiene un pollice in su mentre viene portato via su una barella, un segnale incoraggiante, ma nessuno sapeva ancora cosa avesse causato il suo crollo. L’arbitro, Luca Pairetto, ha sospeso la partita mentre De Rossi ha seguito il calciatore negli spogliatoi. Alla fine, di comune accordo, il match è stato sospeso. 

I tifosi hanno risposto rispettosamente all’annuncio. C’era stato da ridire quando la partita del Livorno contro il Pescara fu interrotta dopo la caduta di Morosini nel 2012, prima che i tifosi sapessero che il giocatore era morto. La sua morte ha lasciato un segno indelebile nel calcio italiano, ma da allora lo sport ha conosciuto altri incidenti di alto profilo a livello globale; tra questi, l’arresto cardiaco di Christian Eriksen mentre giocava gli Europei nel 2021.

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