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De Laurentiis vede la stessa realtà che vediamo noi?

Tra Bari e Napoli le sue imprese calcistiche sembrano in caduta libera. Lui pare non accorgersene. Il cerchio magico di Aurelio è troppo accondiscendente

De Laurentiis vede la stessa realtà che vediamo noi?

De Laurentiis vede la stessa realtà che vediamo noi?

Fin qui, tutto bene. Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio.

È la frase simbolo de L’Odio film cult di metà anni Novanta. Il film che rivelò, almeno a noi distratti non francesi, il fenomeno delle banlieue. La frase ci torna in mente quando pensiamo all’annata e alla condizione calcistica di Aurelio De Laurentiis e delle sue aziende. Ossia il Napoli e il Bari. Di questa stagione si è detto tantissimo, è arduo aggiungere qualcosa di nuovo. Eppure oggi è arrivata la notizia dell’esonero di Iachini a Bari. Lì sono arrivati al quarto allenatore (compreso Napoli siamo a sette in un’annata) e sono veramente a un soffio dalla Serie C. Un tonfo tremendo se pensiamo che fino a un minuto dalla fine dello spareggio col Cagliari, il Bari la scorsa stagione era in Serie A. Poi arrivò il gol di Pavoletti. Che forse è stato l’evento che ha cambiato il destino calcistico della famiglia De Laurentiis.

Senza tornare sulle scelte sbagliate (ne abbiamo scritto in ogni salsa), l’impressione è che il signor Aurelio faccia fatica a inquadrare la situazione e a prendere coscienza del cul de sac in cui si è infilato. Con le dovute proporzioni, a noi è tornata in mente la situazione nella Germania del 1945 con i gerarchi che non sapevano come far capire al Führer che la guerra era bella che andata. A noi pare che siamo ancora lontani da una vera presa d’atto della gravità dello stato delle cose. A Napoli come a Bari. Dall’inizio della stagione, a Napoli, si è attesa la partita della svolta, l’incontro che invertisse il corso degli eventi. Ovviamente è stata un’attesa vana.

Circondarsi di signorsì è l’approdo fisiologico, inevitabile, di ogni centrale di comando. È così da Adamo ed Eva. Eppure mai come in questo momento De Laurentiis avrebbe bisogno di un robusto contraddittorio, di qualcuno che lo scuotesse. Che gli sbattesse in faccia la realtà. Anche l’idea del film sullo scudetto a noi pare lunare. Magari siamo esagerati. Ma in un quadro desolante, come quello attuale, con un futuro che al momento appare incerto, nel finale di una stagione ai confini con il disastro, la presentazione del film sullo scudetto ci ricorda l’orchestra del Titanic. Ci dà l’idea di quei luoghi monocratici dove nessuno ha il coraggio di aprire le tende e mostrare la realtà. Una versione riveduta e corretta di “Goodbye Lenin”.

Questo fideismo nei poteri taumaturgici del presidente non sappiamo cosa possa portare di buono. Si va a dormire sperando che, d’incanto, il domani proponga un’altra realtà. Intanto il naufragio sembra sempre più evidente. A Napoli come a Bari. Non può essere un caso. Qualcuno che voglia realmente il bene del signor Aurelio, prenda il coraggio a due mani e si faccia avanti. Altrimenti si continuerà a ripetere: “Fin qui, tutto bene. Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio”.

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