Al Corsera: «Gli risposi: “Forse in Italia e con produttori come te”. E non ho più fatto film con lui. 15 anni fa a Cortellesi non avrebbero fatto fare il film»

Nancy Brilli, 59 anni, intervistata dal Corriere della Sera. Partecipa a “Pechino Express” assieme all’attore e regista Pierluigi Iorio. L’attrice tra i protagonisti di «Pechino Express»
Il suo è un mestiere in cui si ha spesso a che fare con la frustrazione, vero?
«Certo. Col passare del tempo sai meglio cosa puoi dare ma i ruoli sono sempre meno. Di recente mi è arrivato un copione e non sapevo se arrabbiarmi o ridere: dovevo essere l’ennesima pin up fuori tempo massimo. Ho capito che le nuove esperienze me le dovrò costruire io».
Partiamo da quella professionale.
«Il cinema mi ha delusa ma Pechino mi ha fatto ricordare che ho coraggio: non aspetto più, voglio fare. Voglio essere padrona del mio lavoro. Ho già iniziato con il teatro, in cui mi sto lanciando nella produzione. E a breve girerò un corto come regista».
Sente che il suo talento non è stato abbastanza riconosciuto dal cinema?
«È stato riconosciuto fino a un certo punto. Da quando ho iniziato a fare tv la proposta che mi arrivava dal cinema si è fermata alle commedie, neanche tutte belle. Tantissime, però, non le ho fatte».
E come mai è successo?
«Non so. Ti dicono: non sei in target. Fino a qualche anno fa poi c’era un misterioso veto che credo sia caduto».
Il film di Paola Cortellesi può essere uno spartiacque?
«Dieci anni fa non glielo avrebbero fatto fare. Ricordo una conversazione con Aurelio De Laurentiis, circa 15 anni fa: gli dicevo che i produttori non puntavano sulle donne. Rispose che le donne non portavano soldi al cinema a meno che fossero nude. “Forse in Italia e con produttori come te”, gli dissi. Non ho più fatto tanti film con lui, ecco».
«Commesse», «Il bello delle donne»: sono progetti corali di donne e dei successi.
«Siamo state pioniere. Il maschilismo nello spettacolo è ancora presente, ma va meglio. Mi auguro che una giovane attrice non abbia più a che fare con le tante mani al culo che noi ci siamo dovute togliere. Però ho anche visto il bullismo di certe colleghe con le più giovani: arrivavano a farle piangere, disgustoso».