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Garbisi, rugby: «L’Italia di oggi è il frutto del lavoro di tre ct. Ho sempre un fondo di pessimismo»

Al CorSera: «Sono un tipo competitivo. Anche quando va tutto bene trovo qualcosa che poteva essere fatto meglio»

Garbisi, rugby: «L’Italia di oggi è il frutto del lavoro di tre ct. Ho sempre un fondo di pessimismo»
Italy's fly-half Paolo Garbisi misses a conversion during the Six Nations rugby union international match between France and Italy at Stade Pierre Mauroy in Villeneuve-d'Ascq, near Lille, northern France, on February 25, 2024. (Photo by Denis Charlet / AFP)

L’Italia del rugby è reduce dalla vittoria storica contro la Scozia nel torneo Sei Nazioni. Il Corriere della Sera ha intervistato uno dei protagonisti della squadra, Garbisi.

L’impressione, sabato, è che si sia completata una svolta…

«È successo a Lille. Avevamo perso male a Dublino con l’Irlanda due settimane prima, in Francia non volevamo perdere. Anzi, se non avessi preso quel palo l’avremmo anche vinta».

Lei ha un ruolo complicato: fa le scelte e calcia ai pali. L’errore di Lille poteva essere difficile da dimenticare

«È vero, è complicato ma è il bello del ruolo di apertura. Mi piace avere delle responsabilità, mi piace decidere».

Un paio d’anni fa ha detto: la pressione me la metto da solo ponendomi obiettivi difficili da raggiungere. Essere così aiuta?

«Sì, è il mio carattere. Sono sempre stato molto competitivo. Con un fondo di pessimismo. Anche quando va tutto bene trovo qualcosa che poteva essere fatto meglio».

Il c.t. Quesada ha sottolineato il suo coraggio

«Diciamo che sono un tipo fortunato perché i compagni si fidano di me e mi danno una mano. Avere compagni che condividono con te le scelte aiuta».

Garbisi: «Per giocare bisogna avere la fortuna di capitare nell’ambiente giusto»

E ora con la Scozia

«Che è stato meglio. Vincere in Galles è stato fantastico, ma questa volta giocavamo a casa nostra, con 70 mila persone attorno, è stato incredibile».

La crescita di questa nuova Italia da fuori è sembrata veloce

«Da dentro c’è stato tanto lavoro e tre c.t. Franco Smith ha fatto esordire me e tanti altri giovani nel 2020. Ricordo la prima partita, a Dublino, senza pubblico per il Covid. Poi è arrivato Kieran (Crowley, ndr) che ci ha fatto fare un salto importante soprattutto nel gioco d’attacco e ci ha dato la consapevolezza di poterci battere con tutti. Ora c’è Quesada, un tecnico attentissimo ai dettagli, quei dettagli che spesso fanno la differenza. E ti fanno vincere».

È andato a giocare all’estero a 20 anni, consiglierebbe ad altri di seguire il suo esempio?
«Bisogna avere la fortuna di capitare nell’ambiente giusto, però sì: 8 volte su 10 è utile. Per chi parte e per il movimento. Chi va in Francia o in Inghilterra lascia un posto nelle franchigie ad altri che avranno la possibilità di mettersi in mostra».

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