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Floridi: «È un reato essere amico di Lotito? So solo che stanno indagando sui diritti tv e Gravina»

Vicenda dossier. Al Corsera: «I pm mi hanno sentito tre volte e dopo tutto sto cinema stanno indagando su una cosa che riguarda Gravina»

Floridi: «È un reato essere amico di Lotito? So solo che stanno indagando sui diritti tv e Gravina»
As Roma 29/01/2018 - assemblea elettiva FIGC / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Claudio Lotito

Floridi: «È un reato essere amico di Lotito? So solo che stanno indagano sui diritti tv e Gravina»

«Sono stato sentito tre volte dal finanziere Striano, che poi ho scoperto aveva fatto accessi pure su di me. Quindi, a settembre scorso, per più di tre ore anche dal giudice Cantone a Perugia e infine a novembre dal pm Cascini, cioè il non plus ultra della Procura di Roma e se indaga lui vuol dire che sotto c’è roba importante. Comunque dopo tutto ‘sto cinema, ho capito solo una cosa: stanno indagando sulla compravendita dei diritti televisivi di quando Gabriele Gravina (il numero uno della Figc, ndr) era presidente della Lega Pro…». Ne è sicuro, Emanuele Floridi, il personaggio chiave dell’inchiesta in corso a Roma — nata dalle carte di Perugia — su «presunte attività illecite» di Gravina. Floridi, 46 anni, manager romano, advisor esperto di comunicazione e diritti televisivi, conosce un sacco di gente nel mondo del calcio.

«È un reato essere amico di Lotito?», obietta. Il fatto, però, che tra Lotito e Gravina non corra buon sangue ha fatto sospettare agli inquirenti che dietro l’«atto d’impulso» della Dna sul presidente della Figc ci sia stata un’imbeccata dello stesso Floridi per conto del patron della Lazio: «Macché — smentisce —, secondo voi un miliardario come Lotito si mette a fare certi giochetti? Lui non lo pensa proprio, Gravina. Lotito è come Aurelio (De Laurentiis, ndr) che si è permesso di cacciare Dazn da Napoli…». E ancora: «Sono stato sentito solo come persona informata sui fatti, mi hanno convocato, non sono andato spontaneamente. E non mi hanno indagato, perché non ho nulla da nascondere».

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