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I calciatori del Napoli devono scegliere se essere ricordati come i campioni d’Italia o fare come i Jalisse

Solo loro possono decidere se vogliono lasciare un ricordo scolpito o scomparire dopo un’unica straordinaria stagione che verrebbe, quindi, derubricata a mera casualità.

I calciatori del Napoli devono scegliere se essere ricordati come i campioni d’Italia o fare come i Jalisse
Napoli's Italian defender Giovanni Di Lorenzo (C) holds the Italian Scudetto Championship trophy as he and his teammates celebrate winning the 2023 Scudetto championship title on June 4, 2023, following the Italian Serie A football match between Napoli and Sampdoria at the Diego-Maradona stadium in Naples. (Photo by Tiziana FABI / AFP)

Era il 16 Novembre 2022 e in un pezzo che fu in qualche modo apprezzato ma anche fortemente contestato, scrivevo la mia opinione sulla stagione del Napoli che stavamo intravedendo e che si sarebbe conclusa con la vittoria finale del campionato dicendo che “Questi ragazzi sono scevri da condizionamenti e hanno l’incoscienza per credere di potercela fare”. Quei ragazzi, grazie ad una miscela perfetta di fame, incoscienza, convinzione, serenità e un pizzico di fortuna, alla fine ce la fecero davvero come sappiamo bene tutti e come continua a ricordarci qualche ostinato striscione superstite nei vicoli della città.

È tornata la caccia al colpevole

Quest’anno l’aria al Napoli è decisamente cambiata e, a differenza della scorsa stagione quando la rivoluzione ci consegnò il risultato, i minimi cambiamenti apportati alla squadra si sono rivelati molto meno trascurabili di quanto si potesse mai immaginare. Siamo passati dallo stropicciarci increduli gli occhi a seguito di una giocata di Kvara, di un gol di Osimhen, di una sovrapposizione di Di Lorenzo, ad essere costretti a sgranarli guardando i passaggi sbagliati di Lobotka, l’egoismo di Politano, l’ennesimo pallone che superava la linea di porta infilandosi nella rete alle spalle di Meret.
La caccia al colpevole è tornata ad essere il nostro pane quotidiano e sport preferito e nel tentativo, che personalmente trovo patetico, di trovare una soluzione senza aver prima capito il problema, ne hanno fatto le spese un paio di allenatori che, colpevoli o meno, sono stati inchiodati dalla pochezza dei risultati ottenuti se confrontati a quelli attesi.

Napoli in caduta libera

Onestamente credo che dall’esterno nessuno sia in grado di comprendere a pieno dinamiche relazionali e aziendali che hanno portato alla caduta libera alla quale stiamo assistendo e sono sufficientemente convinto che anche dall’interno le idee siano poche e confuse per cui non mi soffermerò su questi aspetti. La considerazione che mi piacerebbe venisse fatta da quei ragazzi di cui sopra è la seguente.

Quei ragazzi si sono costruiti il diritto di rimanere nella storia e impressi nella memoria di ogni tifoso del Napoli con il sacrificio, l’abnegazione, l’abilità personale e del collettivo. Mi piacerebbe che pensassero a quale sia il modo in cui vogliono essere ricordati quando andranno via da Napoli, o quando si ritireranno dal calcio giocato. Hanno avuto la possibilità che i loro nomi venissero scolpiti nella pietra come quelli che hanno portato alla vittoria una tifoseria che aspettava da troppo tempo e che forse lo avrebbe meritato anche qualche anno prima.

Con la stagione attuale si stanno ritagliando invece il diritto di essere ricordati come coloro i quali hanno portato avanti la più grande prestazione peggiorativa rispetto all’anno precedente che si sia mai vista. A loro, che vanno in campo e ci mettono la faccia, l’impegno e il sudore, la scelta.

Avere il diritto di essere ricordati per sempre come la squadra campione d’Italia oppure fare la fine dei Jalisse e scomparire dopo un’unica straordinaria stagione che verrebbe, quindi, derubricata a mera casualità.
Al momento, vista la situazione, è forse fin troppo tardi ma chi scrive è convinto che questa scelta sia l’unica leva che, mossa sul fulcro dell’orgoglio e dell’amor proprio, possa ancora, se usata a dovere, essere utile a salvare quello che resta di una stagione ormai compromessa.

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