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Dan Peterson: «Nella pubblicità del tè Lipton sono stato me stesso e mi sono ispirato alla mia famiglia»

A Libero: «Lasciai il Cile pochi giorni prima del golpe in cui fecero fuori Salvador Allende. Il mio ufficio di Santiago era a 80 metri dal suo palazzo»

Dan Peterson: «Nella pubblicità del tè Lipton sono stato me stesso e mi sono ispirato alla mia famiglia»

Libero oggi intervista Daniel Lowell Peterson, per noi Dan Peterson, un gigante quando si parla di basket. Nato 88 anni fa a Evanstone, Illinois, sotto il segno del Capricorno, è arrivato in Italia e non se ne è più andato: «Ho vissuto più anni da voi che negli Stati Uniti. E parlo ormai solo la vostra lingua qui a Milano. I ricordi della giovinezza a Evanston sono nitidi e li racchiudo nel blog dove racconto la ‘mia’ America. Non solo il mio basket».

Dan  Peterson e l’Italia

I suoi inizi come allenatore: «La pallacanestro è nel mio Dna anche se mamma e papà volevano facessi l’avvocato. Nell’Illinois degli anni ’50 mi innamorai subito del basket e a 18-20 anni dissi: non voglio finire dietro a una scrivania. Non avendo il fisico giusto, iniziai ad allenare nelle università».

Tra le tante esperienze anche quella di allenatore in Cile dove scampò per poco al Golpe di Pinochet? «Era il 1973 e a Santiago tirava una brutta aria. Alla fine di agosto presi un aereo per Bologna perché il proprietario della Virtus, Gigi Porelli al quale ho dedicato il mio ultimo libro, mi aveva fatto firmare un bel contratto. Ignaro di quello che sarebbe successo in Cile, partii e solo qualche giorno dopo, l’11 settembre, ci fu il golpe e fecero fuori Salvador Allende. Pensate, il mio ufficio di Santiago era a 80 metri dal suo palazzo. Vidi tutto quell’inferno in Italia, dalla tv».

Petersono dopo una grande carriera da allenatore in Italia si è ritirato dalla panchina a soli 51 anni, ma nel frattempo era diventato un’icona televisiva. Il basket NBA divenne celebre grazie a lui. «Era l’NBA straordinaria di Magic Johnson e Larry Bird. Esaltante e con enormi campioni, un gioco pazzesco e grandi rivalità. Oggi l’NBA non si può più guardare. Stanno rovinando tutto, è una gran noia. Tirano soltanto da tre, vanno uno contro uno e fanno alley-oop muscolari. Il palleggio, arresto e tiro non esiste più, né gli schemi».

Il tè Lipton

Lei ha inventato un certo modo di fare pubblicità. Come nacque il famoso spot del tè Lipton? «Mi fu lasciata libertà, in quella pubblicità sono me stesso: deve sapere che la mia famiglia, a Evanstone, lo beveva sempre. Soprattutto d’estate per rinfrescarsi. Così nacque la famosa frase del “sole che ti spacca in due”».

Girava la leggenda che lei fosse stato persino un agente della CIA? «Sì ma per scherzo ho interpretato un agente della Cia nella serie Coliandro».

 

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