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Dan Peterson: «La Virtus Bologna mi salvò dal golpe in Cile, lavoravo a 100 metri dall’ufficio di Allende»

Intervista a Libero: «Allenavo la Nazionale, a Santiago c’era un brutto clima. Bologna mi chiamò. Dieci giorni dopo vici in tv il colpo di Stato di Pinochet»

Dan Peterson: «La Virtus Bologna mi salvò dal golpe in Cile, lavoravo a 100 metri dall’ufficio di Allende»
Db Milano 08/10/2017 - serie A / EA7 Armani Milano-Openjobmetis Varese / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Dan Peterson

Libero intervista Dan Peterson leggenda del basket, oggi ha 86 anni.

Come è nata la sua devozione per questo sport?

«Da ragazzo. Mio padre era tenente di polizia, mia madre designer. Volevano facessi l’avvocato ma, un giorno, mi sono detto: uhm, non voglio finire dietro una scrivania. E iniziai ad allenare, non avendo il fisico per giocare».

Nel 1971, finì in Cile…

«Un’esperienza pazzesca, allenavo la nazionale cilena e imparavo lingua e costumi di quel paese. Ma, nell’agosto del 1973, ho ricevuto un’offerta per allenare la Virtus Bologna e sono partito. Per fortuna. A Santiago tirava brutta aria».

Si riferisce al Golpe del 1973?

«Lo sfiorai. Ignaro di quello che sarebbe successo, salii sull’aereo per Bologna il 31 agosto, 12 giorni prima della morte di Salvador Allende, l’11 settembre. Avevo l’ufficio a 100 metri dal suo e, soltanto già in Italia, vidi quell’inferno in tv».

Il thè Lipton.

«Accettai di esserne testimonial perché la famiglia Peterson, a Evanstone, lo beveva da sempre. Il thè Lipton è sempre stato nella mia vita».

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