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Al Napoli serve un’onesta autocritica per capire com’è stato possibile demolire un capolavoro (Corsport)

Il calcio non mente, le classifiche sono specchi dell’anima, e tutto quel che (non) si vede per 45 minuti rientra nella sintesi catastrofica

Al Napoli serve un’onesta autocritica per capire com’è stato possibile demolire un capolavoro (Corsport)
Napoli's Nigerian forward Victor Osimhen holds the Italian Scudetto Championship trophy as he and his teammates celebrate winning the 2023 Scudetto championship title on June 4, 2023, following the Italian Serie A football match between Napoli and Sampdoria at the Diego-Maradona stadium in Naples. (Photo by Tiziana FABI / AFP)

Al Napoli serve un’onesta autocritica per capire com’è stato possibile demolire un capolavoro. Lo scrive il Corriere dello Sport con Antonio Giordano.

Ma in quell’1-1 c’è pure dell’altro, ad esempio il senso di rassegnazione del Napoli, la certificazione bruciante che quello scudetto va goduto finché è consentito portarselo a spasso, perché poi servirà inventarsi un’esistenza diversa, onestamente autocritica, per capire come sia stato possibile demolire quel capolavoro su tela di un anno fa.

Il Napoli è di Calzona da martedì, l’1-1 con il Barcellona, un paio di sedute e poi di corsa qualche codice che riconduca a Spalletti per tentare di ripartire: ma il calcio non mente, le classifiche sono specchi dell’anima, e tutto quel che (non) si vede per 45 minuti rientra nella sintesi catastrofica di questo tempo perduto. I piedi di Zielinski non bastano, eppure spargono nettare.

Napoli, la pagella napolista di Calzona

CALZONA. All’esordio in campionato, il Terzo Napoli della stagione mi conferma la sensazione di mercoledì: di essere entrato cioè in una fase di convalescenza, grave ma pur sempre convalescenza, lasciandosi la rassegnazione mazzarriana alle spalle. Certo, il gioco latita e il triplice errore Juan Jesus-Politano-Simeone fa dire addio alla rimonta Champions, ma sullo zero a zero non me la sentivo di escludere la vittoria. Il punto è un altro: che ci sia Garcia o Mazzarri o Calzona in panca non c’è verso di rimediare all’armata Brancaleone formata dai due centrali. E’ una sorta di peccato originale insieme al rebus della terra di mezzo, laddove gli altalenanti Zambo e Zielinski sono tuttora preferibili ai disastri o alla scommesse fatte dal Duce Aurelio. Piangeva il cuore, oggi, vedere il Gaetano rossoblù e arrembante, per non parlare della belva Folorunsho in gialloblù. Questi siamo, Ilaria. E Calzona può intervenire solo parzialmente. Certo, che si affidi anche lui a Juan Jesus, ché decente nella costruzione dal basso, è colpa grave – 5

Ormai mi sembra chiaro che non basti nemmeno il terzo allenatore. A questo Napoli più che uno psicologo serve un esorcista – 3

 

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