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Tamberi: «il salto in alto non è agevolato dalla tecnologia, perciò i record mondiali sono vecchi»

Al Messaggero: «Le altre discipline beneficiano delle scarpe ultrainnovative, la nostra no. Il salto in alto è una disciplina traumatica»

Tamberi: «il salto in alto non è agevolato dalla tecnologia, perciò i record mondiali sono vecchi»
First-placed Italy's Gianmarco Tamberi celebrates after winning in the men's high jump final during the World Athletics Championships at the National Athletics Centre in Budapest on August 22, 2023. (Photo by ANDREJ ISAKOVIC / AFP)

Gianmarco Tamberi, oro olimpico a Tokyo nel 2021 e campione del mondo a Budapest nel 2023 per il salto in alto, ha rilasciato una lunga intervista al “Messaggero” dove ha parlato degli obiettivi di quest’anno, tra cui proprio le Olimpiadi.

«Cosa vorrei fare a Parigi? Vincere l’oro, saltando 2,40».

Significato speciale, Gimbo?

«Sarei il primo a vincere due volte le Olimpiadi nel salto in alto: è una disciplina che logora, per questo nessuno ha fatto il bis, non si dura tanto».

E il 2,40?
«Sarebbe record italiano per cominciare, ma soprattutto sarebbe record olimpico. Il che vorrebbe dire che avrei vinto tutte le Olimpiadi che ci sono state, dalla prima a ora».

Lei che farà?
«Sono in partenza per il Sudafrica: 24 giorni di “raduno”, lontano da tutto e da tutti, pensando solo a una cosa, allenarmi duramente. È dieci anni che vado li, ma non penso ad altro. Avrei sempre voluto vedere il Parco Kruger, mai fatto: non voglio distrazioni quando mi alleno, la concentrazione e determinante, lo mi alleno tutti i giorni meno uno l’anno, il Natale».

Perciò ora pedana continua. Al record del mondo non pensa mai? E fermo a 2.45 dal 1993: appena sopra la traversa di una porta di calcio, la scheggia quasi. E quello femminile è addirittura del 1987, 2,09, Stefka Kostadinova. Voi saltatori siete rimasti indietro
«Colpa della pronazione».

Cioè?
«Tutte le specialità dell’atletica stanno migliorando esponenzialmente, grazie specialmente all’evoluzione tecnologica: centrano le scarpe, centra la fibra di carbonio. Ma i saltatori al momento dello stacco la scarpa si piega verso all’interno e la caviglia pure, e la forza centrifuga ti porta da un’altra parte. La mia è una disciplina traumatica: la fibra di carbonio non aiuterebbe, anzi… C’è un video su Instagram che lo spiega meglio di ogni parola».

Togliamo Tamberi: Paltrinieri o Sinner? Sono i nomi più ricorrenti.
«Greg tutta la vita. Sinner è stato magnifico, sta vivendo un gran momento. Paltrinieri di momenti ne ha vissuti tanti… E poi mi pare che l’unico criterio sia aver vinto un oro olimpico. Sinner è talmente giovane che potrà farlo dopo, due o tre volte».

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