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A Gigi Riva la libertà la tolsero bambino, in orfanotrofio, i preti (Repubblica)

Senza preghiere niente cibo, comunque schifoso. Gli orfani porteranno per sempre la ferita dei non amati

A Gigi Riva la libertà la tolsero bambino, in orfanotrofio, i preti (Repubblica)
Gigi Riva, simbolo del Cagliari

A Gigi Riva la libertà la tolsero bambino, in orfanotrofio, i preti. Lo scrive Maurizio Crosetti su Repubblica.

La parola che spiega tutto è libertà. A Luigi Riva la tolsero bambino, in orfanotrofio, i preti. Senza preghiere niente cibo, comunque schifoso. E ringraziare sempre i benefattori per quella ciotola di brodaglia e per i cenci smessi da altri, e sfilare in processione ai funerali dei signori masticando le litanie che un bambino non sa. Gli orfani porteranno per sempre la ferita dei non amati. Gigi Riva l’aveva ben leggibile nello sguardo denso d’ombra, a volte le labbra disegnate da un artista, così come gli zigomi, il ciuffo nero e la fossetta sul mento, s’increspavano in una smorfia d’insofferenza. La difficoltà dello stare al mondo da stranieri. In tarda età, quella smorfia venne letta come il segno della depressione, e davvero Riva ne soffrì a lungo. Ma i semi del dolore vanno sempre cercati in altre zolle, nei campi dell’infanzia.

Gigi Riva, il suo amore che sfidò i bigotti (Il Fatto quotidiano)

Scrive Roberto Beccantini.

L’amicizia con Fabrizio De André, una lunga parentesi di pudori e sigarette, una chitarra in cambio di una maglia. Gianna Tofanari, la donna sposata con cui si mise, e dalla quale ha avuto Nicola e Mauro, scatenando le intemerate dei bigotti d’epoca. La Sardegna dei luoghi comuni, in bilico perenne tra pastori e rapimenti. La corrispondenza con il bandito Graziano Mesina, sospesa fra sorrisi e misteri. Gigi imparò ad amare la terra nella quale non avrebbe mai voluto finire, e per questo trasformò l’asperità del paesaggio in una Betlemme capace di sostituire la Leggiuno amara e grigia di quel ramo del lago Maggiore. Dell’infanzia povera, del collegio, delle suore, del pallone unica via di fuga dal disagio, dal dolore. Dalla rabbia. Da Legnano a Cagliari: “E quelle luci laggiù, l’africa?”.

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