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Le mamme che tifano i figli allo stadio sono disinteressate o ultras (Il Giornale)

C’è chi arriva allo stadio un’ora e mezza prima della partita e passa i novanta minuti con il cellulare in mano, e chi si lamenta di continuo con l’arbitro.

Le mamme che tifano i figli allo stadio sono disinteressate o ultras (Il Giornale)
Veronique Rabiot, mother of Paris Saint-Germain's French midfielder Adrien Rabiot is pictured during the French L1 football match between Paris Saint-Germain (PSG) vs Guingamp on May 8, 2015 at the Parc des Princes stadium in Paris. AFP PHOTO / FRANCK FIFE (Photo by FRANCK FIFE / AFP)

Esistono due differenti tipologie di mamme che seguono i figli durante le partite di calcio. Il Giornale scrive:

Chi ha sempre creduto che un mondo governato da donne sarebbe un posto più pacifico nel quale campare, non è mai stato ad una partita di calcio di pulcini, esordienti o giovanissimi. Non ha mai visto di cosa è capace una donna quando è madre e tifosa del proprio figlio. La commistione tra genitrici funziona nel parcheggio desolato nel quale ci si raduna tassativamente un’ora e mezza prima dell’incontro. Restano compatte fino al botteghino che vende i biglietti, entrano e si posizionano; senza alcuna cura per la visuale ottimale si crea la muraglia delle mamme che con ogni parte del loro corpo ribadiscono che vorrebbero essere altrove. Passeranno novanta minuti con la testa tuffata nel cellulare. Il mister si fa carico della sfida non richiesta di educarle, impresa molto più faticosa di quando si concentra sulla preparazione dei figli.

Poi ci sono le “altre”. Loro di calcio sanno tutto, non distolgono mai gli occhi dalla partita, danno gomitare all’interlocutore quando intuiscono il finale promettente di un’azione solo all’inizio, rispondono distrattamente al vicino di posto. Chiamano falli, fuorigioco, linee, suggeriscono la posizione in campo e sono molto critiche nei confronti dell’arbitro. Il figlio sente urlare la madre, si innervosisce ed entra male sull’avversario, l’arbitro lo ammonisce, il mister non ci sta e l’indignazione delle mamme scettiche rompe gli argini. All’improvviso solidarizzano con i genitori degli avversari , si scusano, si imbarazzano; le loro lingue offese si ritirano nel sarcofago della bocca. Per sempre… fino al prossimo fischio”.

GLI ULTRAS INGLESI (Telegraph):

Gli hooligans restano una macchia nel calcio – scrive Luke Edward – È semplicemente troppo radicato e testardo per essere rimosso completamente. I tifosi inglesi sembrano essere braccati e presi di mira come mai prima d’ora in Europa; uno scalpo da prendere indipendentemente dal fatto che vogliano litigare o meno. Sembra che ovunque i club inglesi vadano nelle competizioni continentali, i problemi li perseguitino. Alcuni sostengono che questi attacchi avvengano ben lontano dagli stadi e spesso la sera prima piuttosto che il giorno della partita, quindi non possono essere direttamente collegati al calcio, ma le vittime sono tifosi, non turisti. Naturalmente, non dovremmo cercare di fingere che gli hooligans inglesi siano santi e non pecchino mai, ma non dovremmo nemmeno ignorare il fatto che spesso vengono antagonizzati, provocati e attaccati senza che cerchino guai. Molti di noi hanno criticato apertamente il modo in cui i tifosi inglesi si comportano all’estero, invadendo i centri città e vantandosi di impossessarsi di bar e pub mentre si lanciano in canti offensivi e sciovinisti.

 

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