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Il Milan batte il Sassuolo che si avvicina alla Serie B

I rossoneri dell’incredibilmente discusso Pioli, consolidano il terzo posto. Invece la squadra di Dionisi ha solo due punti più di Cagliari e Empoli terzultimi

Il Milan batte il Sassuolo che si avvicina alla Serie B
Db Milano 30/12/2023 - campionato di calcio serie A / Milan-Sassuolo / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: esultanza gol Christian Pulisic

Il Milan vince con gol di PulisicIl Milan batte il Sassuolo 1-0, gol di Pulisic nella ripresa. La squadra di Pioli – allenatore incredibilmente discusso e contestato – consolida il terzo posto portando a 36 punti. Il Milan allunga su Fiorentina (33) e Bologna (31). Ricordiamo che il Napoli è ottavo con 28 punti. Pioli ancora una volta ha dovuto fare i conti con tantissimi infortunati e ha riproposto Theo Hernandez centrale di difesa.

La notizia non riguarda soltanto il Milan. La sconfitta acuisce la crisi del Sassuolo club che per anni è stato un fiore all’occhiello, per certi versi lo è ancora dal punto di vista della gestione societaria, ma che adesso rischia seriamente di finire in Serie B. La squadra di Dionisi – che oggi ha perso Berardi per infortunio – ha appena due punti di vantaggio su Cagliari e Verona attualmente terzultimi. La lotta è apertissima.

La Salernitana, ultima, è salita a 12 punti con la vittoria a Verona.
Poi c’è l’Empoli a 13.
Cagliari e Verona a 14.
Sassuolo 16
Udinese 17
Frosinone 19
Lecce e Genoa 20.

Cosa ha scritto Calcio da dietro sul Sassuolo (estratti, scritto prima di Milan-Sassuolo)

(…) Il Sassuolo di Dionisi è entrato in una spirale involutiva piuttosto preoccupante e di difficile risoluzione.

Eppure, la situazione, l’anno scorso, era esattamente la stessa: dopo 17 giornate i punti erano 16. Quest’anno, tra l’altro, sono arrivati gli scalpi consecutivi di Juventus e Inter, nel 2022 no.

Dunque, perché le sensazioni e le valutazioni che accompagnano il club sono così diverse? È proprio la discontinuità, la concentrazione a corrente alternata, l’incapacità di gestione del risultato che preoccupa chi ha a cuore i neroverdi. Si perde il conto degli errori individuali, in particolare del reparto difensivo.

Il problema sta proprio nelle retrovie e parte da lontano. L’attacco fa vendere i biglietti, le difese i campionati, si suol dire. L’investimento in attacco produce più sicure plusvalenze, l’investimento in difesa meno. Per una società che è sempre vissuta di valorizzazione di talenti e di cessioni eccellenti una volta massimizzato il loro valore, facile capire la ratio di ciò. L’eccezione è Mattia Viti, ai box per infortunio, arrivato in estate in prestito con diritto di riscatto fissato a 10 milioni dal Nizza.

Escluso Viti, con il quale siamo certi la situazione sarebbe un pochino più rosea davanti a Consigli, presentarsi ai nastri di partenza del torneo con Toljan-Erlic-Tressoldi e Viña non fornisce alcuna garanzia e i 61 gol presi nella scorsa Serie A stavano lì a dimostrarlo.

C’è un Sassuolo con Berardi e un Sassuolo senza Berardi

La rosa a disposizione di Dionisi va, dunque, sicuramente puntellata. Il mercato può dare risposte, come accaduto proprio l’anno scorso, quando la cessione di Junior Traoré, che fruttò 30 milioni di euro, portò all’acquisto dell’ottimo Nadir Zortea, poi non riscattato a giugno per via delle cifre ritenute troppo alte, e Nedim Bajrami, arrivato dall’Empoli in prestito con obbligo di riscatto e rimasto nelle rotazioni del tecnico di Abbadia San Salvatore.

Rimane il problema delle sensazioni. È un Sassuolo Berardi-dipendente, è inutile nascondersi dietro ad un dito. Mimmo ha fruttato 9 dei 16 punti raccolti sin qui in classifica dei neroverdi e senza di lui hanno perso tutte le gare di questa stagione (Atalanta, Napoli, Cagliari e Genoa). Le ricorrenti voci di mercato, i mal di pancia, le dichiarazioni rimbalzanti di Carnevali non mascherano la sensazione che Berardi non sia contento di restare. La voglia di spiccare il volo, nell’anno dei 30, pare poter superare il legame con la maglia che lo ha lanciato. L’ “affaire Berardi” è , dunque, il primo punto da risolvere.

Il secondo pare essere l’uomo in panchina. Dionisi, a sensazione, pare aver esaurito il suo ciclo. Da sempre chi siede in panchina al Mapei ha avuto nel Dna un calcio frizzante, propositivo e spregiudicato. “Il Sassuolo non perde, lascia punti” diceva qualcuno. Dionisi segue la dinastia dei giochisti, e non è assolutamente il caso di fargliene una colpa. Non si mette in dubbio l’idea alla base, dal momento che anche quest’anno ci sono stati momenti di ottimo calcio. Questa incostanza e questi cali di tensione, però, sono indice di qualcos’altro.

Cambierà qualcosa per invertire il trend?

Arriviamo al sodo: cambierà qualcosa a breve per invertire il trend? A sensazione? No. Brutale da dire, ma i conti fatti in casa neroverde dicono che in qualche maniera il Sassuolo si salverà, come l’anno scorso, che rischi di retrocessione non sussistono, che in estate qualcuno sarà venduto e tutto ricomincerà come prima, con Dionisi o meno in panchina dall’estate 2024. In barba alle legittime ambizioni di una piazza che potrebbe dare molto di più, al di là dei numeri di fan base, ma rischia di adagiarsi sulla sua mediocrità.

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