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Goggia vince e Brignone: «non me ne frega niente di chi ha vinto più gare»

«Non sono contenta perché non sono riuscita a dare il massimo». Il direttore tecnico: «che non vadano d’accordo ormai è scritto sui libri di testo»

Goggia vince e Brignone: «non me ne frega niente di chi ha vinto più gare»
Second placed Italy's Federica Brignone (L) and winner Italy's Sofia Goggia shake hands during the podium ceremony of the Women's downhill event of the FIS Alpine Skiing World Cup in Crans-Montana, Switzerland, on February 26, 2023. (Photo by Fabrice COFFRINI / AFP)

Sofia Goggia e Federica Brignone le due star dello sci italiano. In settimana Federica ha vinto due slalom giganti di fila e ha superato Sofia nella classifica di gare mondiali vinte: 23. Poi, Goggia ieri ha vinto il Super G a Saint Moritz e l’ha eguagliata.

Brignone, come riportato dalla Gazzetta, non l’ha presa benissimo anche perché ce l’aveva con sé stessa per un errore al salto che probabilmente le ha fatto perdere il podio: è arrivata quinta.

A proposito, il conto delle vittorie è di nuovo in parità, 23 ciascuna. «Posso dirlo che non me ne frega niente? Per me è un calcolo inutile in questo momento – prova a puntualizzare l’azzurra – non è ciò a cui penso. Io voglio sciare al mio meglio, se lo faccio so che mi gioco le gare, parto per vincere o per fare dei podi. Oggi (ieri, ndr) non mi è venuto e non sono contenta, ma non perché Sofia ha vinto e mi ha battuta, semplicemente perché non sono riuscita a dare il massimo. Io mi arrabbio con me stessa perché fare degli errori del genere non mi piace, noi alla fine gareggiamo contro il cronometro e dobbiamo battere tutte le altre».

Sulla rivalità Goggia Brignone si esprime anche il dt Rulfi

L’ultima parola spetta di diritto al direttore tecnico delle azzurre, Gianluca Rulfi: «Fra di loro c’è profondo rispetto, ma che non vadano d’accordo ormai è scritto sui libri di testo. Certo in allenamento si tirano a vicenda, è una risorsa avere Marta e Federica in gigante più Sofia nelle discipline veloci».

Brignone al Corriere della Sera. Parla del suo futuro, cosa farà quando smetterà (non subito)

«Poi lavorerò con i bambini. A 10 anni hanno il preparatore atletico e il nutrizionista, poi magari non sono capaci di correre né di fare la capriola. Però sanno smanettare perfettamente il cellulare. Che imparino le regole e il rispetto dello sport, invece».

Da La Salle, frequentando le vette d’Europa e del mondo, il cambiamento climatico è più evidente?

«A fine marzo sono andata a fare fondo con mamma: la pista era già chiusa. Mai successo. Quello che fa davvero paura sono i ghiacciai. Vallée Blanche, Deux Alpes, Marmolada, Monte Rosa: li frequento da quando ho 8 anni, non li riconosco più. Ho sempre amato la natura e faccio da sempre attenzione al riciclaggio e al risparmio: è una cosa di famiglia. Anche il mare sta malissimo. Amo gli sport acquatici, faccio surf da onda, sono stata in Indonesia, Nicaragua, Costarica, Messico, Canarie. Dove c’erano i coralli, oggi trovi la plastica. Certo un singolo non riesce a fare la differenza ma una collettività, vivaddio, sì. Bisogna impegnarsi».

Cos’ha Mikaela Shiffrin, la fuoriclasse americana dei record, più di lei?

«È stata intenzionalmente cresciuta per vincere: i suoi genitori hanno creato l’atleta perfetta, in grado di produrre sempre la miglior performance possibile. Lo vedi dalle sue emozioni: prima di riuscire a esultare, ci ha messo anni. Mikaela è granitica, io emotiva. Però non ho la sua impressionante costanza».

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