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De Laurentiis: «Almeno tre acquisti a gennaio: un centrale, un terzino destro, uno o due centrocampisti»

Al Corsport: «Osimhen siamo in dirittura d’arrivo. Elmas l’ho già venduto. Zielinski? È polacco, preferisce certe nebbie al sole e al mare»

De Laurentiis: «Almeno tre acquisti a gennaio: un centrale, un terzino destro, uno o due centrocampisti»

Intervista di De Laurentiis al Corriere dello Sport. Parla anche di calciomercato e del futuro del Napoli.

Operazioni in entrata.

«Almeno tre operazioni. Devo rinforzare la difesa con un centrale e con un terzino destro, per avere un rincalzo di Di Lorenzo. E poi prendere un centrocampista, forse due».

Elmas?

«Già venduto. È uno che vuole giocare sempre, non ha capito che si è titolari anche se non si fanno novanta minuti».

Però quest’anno ha giocato poco.

«Spalletti lo aveva avuto anche l’anno precedente, per poterlo valutare. Quest’anno abbiamo avuto due allenatori».

Zielinski?

«Stiamo parlando».

Che vuol dire?

«Lui ha detto che voleva rimanere a Napoli tutta la vita. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo che, essendo un polacco, del sole e del mare gli interessa fino a un certo punto. Forse è abituato maggiormente a certe nebbie». Evidente il riferimento all’Inter.

E Osimhen? Lei ha promesso due o tre volte che firmava, ma stiamo ancora aspettando.

«L’ho detto e lo ripeto: siamo in dirittura d’arrivo».

COSA HA DETTO DI GARCIA: «MI HA FATTO CACCIARE SINATTI»

Aurelio De Laurentiis intervistato da Alessandro Barbano per il Corriere dello Sport:

«Il primo allenatore che ho contattato è stato Thiago Motta. Non è che ci avessi visto male, eh? Ma lui non se l’è sentita. Perché sai cos’è? Tu vieni a prendere l’eredità di uno che ha vinto lo scudetto in quel modo. E se mi va male, ha pensato, io che cosa faccio? Che poi è la stessa cosa che avrà pensato Spalletti. Avrà detto: io esco da eroi da questa città. Ma chi me lo fa fare a rimettermi in gioco? Poi sono andato su Luis Enrique. Lui ha fatto venire a Napoli i suoi, mi ha tenuto tre giorni fermo, chiedendomi tantissimi soldi. Avevamo anche trovato un quasi accordo, ma poi ha detto di no, perché ambiva a guadagnare di più. Ed è stata la volta di Nagelsmann. Ne ho consultati cinque o sei, non di più. Ma ho detto quaranta come boutade, per mischiare le carte. E alla fine sono arrivato su Garcia. Che in Italia aveva fatto due secondi posti con spogliatoi turbolenti, pieni di giocatori di grande livello».

Quando si è accorto che non era la scelta più giusta?
«Il giorno che l’ho presentato a Capodimonte. Avrei dovuto fare un coup de Théatre e dire: ve l’ho presentato, però adesso se ne va. Perché uno che arriva e dice: io non conosco il Napoli, non ho mai visto una partita… Avrei dovuto capire. E invece l’ho preso a ridere. Il fatto è che l’ha ripetuto altre volte. Sarebbe bastato che praticasse lo stesso calcio di Spalletti. Invece ha preteso che mandassi via un preparatore perfetto (Sinatti, ndr), per chiamarne uno che… Me l’avevano detto: questo t’imballa i giocatori. Sono dovuto restare a Castel Volturno da mattina a sera».

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