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Caro Bertolucci, se Binaghi fosse stato signorile non avrebbe trattato così Fognini

Paolone ha ragione da vendere sul mancato invito della squadra del 76 alla premiazione. Ci ha bannati su Twitter, ma gli vorremo sempre bene

Caro Bertolucci, se Binaghi fosse stato signorile non avrebbe trattato così Fognini
Db Milano 23/11/2011 - Champions League / Milan-Barcellona / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Bertolucci

Paolone Bertolucci all’attacco di Angelo Binaghi presidente della Federtennis. Su Twitter (X o quello che volete voi o Musk) l’ex tennista azzurro ha criticato la scelta di non invitare la squadra del 1976 (ma Pietrangeli sì) alla premiazione della Coppa Davis appena vinta dagli azzurri Sinner, Sonego, Arnaldi, Musetti, Bolelli, Volandri. Binaghi non ha mai speso parole affettuose per quella squadra e i suoi componenti, in più Barazzutti è in odore di essere un suo rivale politico.

Bertolucci ha scritto questo:

Credo che la Fitp avrebbe dimostrato signorilità invitando alla premiazione oltre al capitano anche la squadra del 76. Sarebbe stato il naturale passaggio di consegne. Il silenzio totale della stampa avalla e convalida la scelta. Peccato.

C’è anche un passaggio sulla stampa che tace e quindi avallerebbe. Nel nostro piccolo non taciamo. Ha ovviamente ragione Bertolucci ma crediamo che la signorilità non appartenga a questa federazione, basta guardare il trattamento riservato a Fognini (della risposta di Volandri al tempo che fu, abbiamo già scritto). Trattamento su cui qualche parola in più andava spesa. Non è che quando si vince, tutto debba passare in cavalleria.

Tra Binaghi e Panatta-Bertolucci, hanno sempre ragione Adriano e Paolone (con Barazzutti e Zugarelli). Ma in questo caso hanno ragione anche nel merito. Senza dimenticare che Binaghi è uno dei 4-5 italiani del mondo del tennis (e forse non solo del mondo del tennis) che non hanno visto la serie tv La Squadra. Insomma, si commenta da sé.

Ne approfittiamo per ricordare al buon Bertolucci che un giorno (non sappiamo quando) ha deciso di nobilitare il Napolista bannandolo su Twitter. Temiamo di essercene accorti con ampio ritardo. È un dolore perché lui è sempre nei nostri cuori, crediamo di essere anche tra i venti italiani che hanno in libreria “PastaKid” la sua autobiografia scritta con Lucio Biancatelli. Forse lo ha fatto per i nostri articoli contro quella campagna della Gazzetta contro Sinner, campagna più grottesca che ignominiosa e fu ignominiosa assai (a proposito, chissà chi fu l’ispiratore di quella copertina e di quella campagna, sarebbe succulento scoprirlo).

Amen. Non si può avere tutto dalla vita. Non serberemo mai rancore a Bertolucci. Ci ha regalato momenti epici. Ogni tanto andiamo a rivedere il suo pallonetto vincente nel finale palpitante contro McNamara-McNamee, o quel successo suo e di Adriano a Montecarlo contro McEnroe-Gerulaitis. O la sua faccia sconcertata quando vide tornare una pallina nel suo campo quando si era già girato e credeva di aver fatto il punto: dall’altra parte c’era tiramolla Tomas Smid che invece la prese (senza secondo rimbalzo come invece avvenne nella finale di Davis a Praga). Era la finale a Bologna, se non ricordiamo male. Alla prossima, Pasta Kid.

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