Juventus, l’ex capo scouting: «Avevamo in mano Haaland, a quel tempo faceva ancora panchina al Molde»
A Tuttosport: «Nel giro di poche settimane iniziò a giocare e a segnare, così tutti si avventarono su di lui. Bellingham fra i più grandi rimpianti»

Manchester (Inghilterra) 14/03/2023 - Champions League / Manchester City-Lipsia / foto Imago/Image Sport nella foto: Erling Haaland ONLY ITALY
Tuttosport intervista l’ex capo dell’area scouting della Juventus, Matteo Tognozzi. Una miriade di racconti che rivelano come la Juve sia stata più volte vicinia a giocatori che oggi sono protagonisti in giro per l’Europa. Oggi Tognozzi è il direttore sportivo del Granada, segno che il suo lavoro lo hanno notato anche all’estero.
Tognozzi alla Continassa lascia «un metodo di lavoro e una struttura scouting che ha portato a individuare giovani di qualità con una continuità che mai si era vista prima nel club. La Juventus attraeva giocatori affermati nella seconda parte della loro carriera, oggi è diventata una calamita per i giovani che vogliono completare il loro percorso di crescita».
La trattativa per Vlahovic:
«Avevo lavorato a lungo, dietro le quinte, per costruire un rapporto con lui e con i suoi agenti: quanti viaggi per entrare in confidenza con persone che mai avevano interagito con il club prima di quel momento. Grazie alle relazioni intessute, però, quando è nata quasi all’improvviso la possibilità di acquistarlo in inverno, siamo stati pronti per farlo».
Anche su Yildiz c’erano tante altre squadre:
«Kenan l’abbiamo strappato a zero al Bayern Monaco nei giorni in cui il loro ds Salihamidzic era a Torino per chiudere De Ligt. In giro si diceva che il giovane turco stesso per firmare per il Barcellona e noi l’abbiamo lasciato credere a tutti per un po’… temevamo che l’operazione potesse avere ripercussioni sulla cessione per oltre 80 milioni del difensore!»
Tra i rimpianti c’è Bellingham:
«Tra pochi giorni lo incrocerò al Bernabeu e mi fa un certo effetto ripensare a quando avevo conosciuto lui e la sua straordinaria famiglia: è un ricordo che custodisco gelosamente. In quel caso, però, aveva semplicemente deciso di proseguire il percorso di crescita nel suo club di sempre, ovvero il Birmingham».
E Haaland?
«Siamo stati davvero a un passo da Haaland. Era il mese di novembre del 2017. Io ero arrivato in luglio, quindi è stato uno dei primi contatti che ho stretto alla Juventus, in quel caso insieme a Cherubini. Il fatto è che nel mercato della prima squadra c’è tempo per lavorare alle trattative, con i giovani in pochi giorni può cambiare tutto. Ce l’avevamo in mano, ma ai tempi sarebbe stato un innesto per la Primavera e l’operazione venne giudicata troppo onerosa per rinforzare il vivaio. Allora faceva ancora panchina al Molde, ma nel giro di poche settimane iniziò a giocare e a segnare, così tutti si avventarono su di lui. E un club come il Salisburgo poté prospettargli un rapido inserimento in prima squadra. Molti scout vivono queste situazioni con frustrazione, ma lavorando a stretto contatto con la direzione sportiva ho capito che è inevitabile: resta la consapevolezza di aver lavorato bene».