In conferenza: «I calciatori si allenano dal mattino al pomeriggio. Per me dovrebbero impegnare il tempo in un altro modo: a scuola fino a 15-26 anni»

Manolo Portanova, condannato a sei anni per stupro, mai scontati per un difetto di giurisdizione, oggi gioca alla Reggiana. Lontano da occhi indiscreti per riprovare a ricostruire la sua carriera professionistica finita quasi sul lastrico durante la sua esperienza a Genova. Il presidente della Reggiana, Carmelo Salerno ha parlato in conferenza stampa proprio della scelta di prendere in squadra il giocatore ex Genoa. Le sue parole riportate da Sport Mediaset, nel corso di una conferenza stampa.
«I modelli per i figli devono essere i genitori o il Papa. Non può essere un calciatore. Non crediamo che i calciatori debbano essere modelli per i giovani. L’esempio lo devono dare le famiglie e la scuola. E’ un discorso culturale: nel nostro periodo storico c’è una perdita generale di valori, di degrado culturale e morale sotto ogni punto di vista. Ai miei tempi i modelli erano altri, per i giovani di oggi i modelli sono i tiktoker, gli youtuber e i soldi facili».
E ancora:
«I calciatori si allenano dal mattino al pomeriggio, poi il tempo libero lo passano tra cuffie e telefonini. Per me dovrebbero impegnare il tempo in un altro modo e vorrei lanciare una proposta alla Figc: si inserisca l’obbligo per i calciatori di andare a scuola fino a 15-26 anni. Solo così possiamo trasmettere dei valori positivi».
La scelta di prendere Portanova?
«E’ stata una scelta sofferta e a lungo meditata. Abbiamo ingaggiato Portanova perché è un giocatore forte. Ed è l’unico giudizio che diamo perché su altre questioni non spetta a noi. La nostra verità sarà quella dei giudici, noi facciamo calcio e non scriviamo sentenze -ha sottolineato Salerno -. Viene sempre invocata la Costituzione quando fa comodo, ma noi siamo a Reggio Emilia dove è nata la bandiera che è custode dei valori. E l’articolo 27 dice che ogni cittadino è libero e innocente fino al terzo grado di giudizio definitivo. Fino ad allora, ha diritto a lavorare come qualsiasi altro lavoratore».