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Cannavaro: «Nel 1993 sono stato a casa di Maradona in Argentina, aveva già un campo di padel»

L’ex difensore azzurro a Calciomercato.com: «La mia ambizione è quella di allenare il Napoli, perché è un top club e la squadra per la quale ho sempre tifato»

Cannavaro: «Nel 1993 sono stato a casa di Maradona in Argentina, aveva già un campo di padel»
Db Milano 18/10/2015 - campionato di calcio serie A / Inter-Juventus / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Fabio Cannavaro

Fabio Cannavaro, ex difensore del Napoli, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Calciomercato.com:

Cosa rappresenta Maradona per un napoletano?

«Tutto, da sempre. Per noi era ed è un Dio. La prima volta che l’ho visto avevo 12 anni, eravamo nello spogliatoio del San Paolo; poi ho avuto la fortuna di viverlo come compagno perché il giovedì andavo con la prima squadra, e come amico frequentandolo a Dubai. E’ un peccato se ne sia andato così, sicuramente poteva vivere di più»

Ci racconti un aneddoto con lui?

«Nel 1993 eravamo in tournée con il Napoli in Argentina, andammo a casa sua e lì vidi il primo campo da padel. Provò a coinvolgerci, ma quando si accorse che nessuno di noi sapeva giocarci capì che era meglio lasciar perdere»

Come vedi Spalletti per la Nazionale di oggi?

«E’ la scelta migliore che si potesse fare, con Mancini si erano perse spensieratezza e tranquillità. Luciano garantisce conoscenza, esperienza e crescita dei giovani. Ogni altro nome sarebbe stata una scommessa. Negli anni l’ho seguito, mi piace la sua filosofia e il suo cercare sempre di proporre qualcosa. Quando è stato a Napoli ci siamo incontrati più volte. Oggi il calcio cambia ogni anno, se non ti adegui e non ti aggiorni rischi di non essere credibile quando parli con i giocatori»

Prima di scegliere lui come ct era circolato anche il tuo nome, c’erano stati davvero dei contatti?

«No, perché se c’é la possibilità di avere allenatori con un’esperienza importante è giusto si pensi prima a loro. Ma non vorrei che l’avventura a Benevento diventasse un macigno per la mia carriera, perché poi vedo tanti tecnici che hanno fallito e continuano ad allenare. Penso a Benitez, Pellegrini, Schmidt… Siamo stati tutti in Cina, loro hanno fatto male dove io ho fatto bene»

Sogno nel cassetto?

«La mia ambizione è quella di allenare il Napoli, perché è un top club e la squadra per la quale ho sempre tifato. Vivendo lì, in questo periodo mi rendo conto che c’è un malcontento generale e ora tocca alla società dare all’allenatore che ha scelto la fiducia necessaria per risolvere i problemi il prima possibile»

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