Buffon su Bonucci: «Avrà l’opportunità di riconciliarsi con la Juventus»
Intervistato da Radio Serie A, Gigi parla anche del suo passato: «L'anno in cui ero andato a Parigi ero già convinto di lasciare il calcio, ma non del tutto»

Skopye (Macedonia) 09/09/2023 - qualificazioni Euro 2024 / Macedonia del Nord-Italia / foto Image Sport nella foto: Gianluigi Buffon
Buffon ha parlato, in un’intervista condotta da Radio Serie A, ha parlato dei casi che al momento circondano la Juventus. Oltre il suo passato, infatti, ha parlato degli ex compagni, come Bonucci:
«Ci sono alcuni momenti in cui si entra in dinamiche strane, poi non si riesce a vedere la via d’uscita, lo spiraglio. Quando Leo avrà l’opportunità insieme ai dirigenti di rivedersi, magari in un altro luogo o in altro contesto che non sia quello calcistico, riusciranno a trovare un modo per riconciliarsi come la storia di entrambi merita».
Lo stesso Giuntoli, di recente, aveva sottolineato che la società fosse convinta e sicura di aver rispettato qualsiasi giocatore coinvolto nel mercato d’uscita. Poi Buffon commenta i fischi al giovane Gianluigi Donnarumma:
«Non è bello, quando vedi un portiere della Nazionale che viene fischiato non puoi essere felice. È una cosa che dispiace, al di là di tutte le motivazioni e giustificazioni che possono esserci dietro. Ma credo che Gigio abbia preso dimestichezza con questa che è la parte più complicata del lavoro. Anche a me è capitato, non dico dove perché non mi interessa far pubblicità a certa gente. Io sono stato in difficoltà perché ero in imbarazzo per loro».
L’ex portiere della Nazionale e della Juventus ha poi raccontato le sue emozioni nell’esperienza in Serie B, momenti che poi lo hanno convinto di lasciare il calcio giocato:
«Il momento esatto è stato a Cagliari nelle finali playoff, stavo aspettando con trepidazione queste partite di spareggio per andare in Serie A. Sono arrivato in una condizione psico-fisica eccezionale. Il fatto che sul finire del primo tempo abbia avuto questo fastidio muscolare al polpaccio mi ha portato, senza indugi, mentre uscivo dal campo, a decidere che quella sarebbe stata la mia ultima partita».
E se in passato, come quando ha lasciato la Serie A, gli fossero passati gli stessi pensieri per la testa:
«L’anno in cui sono andato a Parigi avevo deciso ed ero abbastanza convinto, ma non lo ero pienamente, secondo me avevo uno-due anni da dare a grandi livelli, mi sentivo bene e in forze, mi sentivo fisicamente al top. Per il rispetto delle società in cui ho lavorato ho capito che era giusto fare un passo indietro. Poi a fine aprile arrivò questa chiamata del PSG, sarei stato stupido a rinunciare, volevo crescere ulteriormente con l’esperienza all’estero e avrei giocato in una squadra stratosferica e a un livello stratosferico. Momenti complicati? No, ho sempre avuto in mente quella che sarebbe dovuta essere la mia parabola».
Da qui il cambio di ruolo: dal difendere una porta a unire i giocatori e lo staff. Buffon motiva così la sua scelta che porta nuovi obiettivi per la sua carriera e storia nel calcio:
«Il ruolo mi incuriosiva molto, mi piaceva tanto. Poteva essere il vestito adatto per me, poi il fatto di ritornare in un ambiente che conoscevo bene, qualificante e qualificato, con il desiderio di rivalsa per un altro Mondiale nel quale siamo stati assenti, questa è la cosa che mi ha incentivato. Inizierò anche il corso da direttore sportivo, è una continua evoluzione, tutto questo non mi provoca paura, ma tanta curiosità».
Ma il sogno di vincere ancora il Mondiale, in altri panni, potrebbe evolversi per altre strade. Alle domande sul suo futuro, Gigi Buffon ha risposto così:
«Mi vedo dove vorrò andare, ho preso quest’anno per capire cosa mi fa felice, la mia metà sarà quella».
Ma il ruolo che gli è stato dato oggi è più importante, una priorità:
«L’idea di fare il Ct di una selezione che abbia una storia particolare magari sì, è qualcosa di diverso. Per sentirsi parte integrante di un gruppo e per dare anche un senso a delle scelte che uno fa devi conoscere la storia della squadra, del posto, degli uomini: fa da collante, ti fa sentire come un protagonista di un film».